Cicerone –
L’amicizia.
Mi aspettavo un grande testo da una delle figure più
spiccanti dell’età romana: idee profonde, dialoghi interessanti, teorie
filosofeggianti, verità universali, massime. Invece mi ha deluso parecchio.
Innanzitutto mi ha annoiato, e questo non è poco. Che Cicerone fosse un oratore
si nota facilmente: allunga il brodo in una maniera incredibile, per dire mezzo
concetto. E ogni due secondi citava casi di persone a lui contemporanee o di
uomini del passato, facendo nomi su nomi ma senza spiegare nulla di loro (se
poco poco non ti ricordi la storia ed i nomi dell’impero, per te sono citazioni
a vuoto). Non c’è stato nemmeno un punto in particolare in cui il libro mi
abbia particolarmente preso. Oltretutto mi aspettavo discorsi molto più
concreti sull’amicizia: qualche teoria c’è, ma niente di particolarmente
interessante.
Pensare che un commento a Cicerone mi è arrivato da uno degli
altri libri della collana: “[…]estremamente
superficiale e misera. Cicerone non ha assolutamente un idea chiara […] e così
per libera invenzione chiacchiera a vuoto disordinatamente su qualsiasi materia
e la infiora abbondantemente di esempi giuridici” (Cit. Schopenhauer).
Luigi Pirandello –
Uno, Nessuno e Centomila
Quest’uomo è un genio! Mi aspettavo molto da questo libro,
perché ricordavo la sua teoria psicologica di fondo e mi affascinava. Mi
aspettavo, tuttavia, un libro molto pesante, ed invece per fortuna non lo è
stato. Ciò che innanzitutto più mi ha stupito è stato lo stile da lui usato. Il
linguaggio era in un italiano un po’ più antico, e questo a volte complicava un
po’ la comprensione (specialmente leggendo di notte), ma non è a questo che mi
riferisco. Aveva una strana colloquialità, come se si stesse parlando a tu per tu,
o addirittura come se si stesse parlando con se stessi. Ed infatti il libro
altro non era che un monologo interiore. Poi però all’improvviso si rivolgeva
al lettore, per spiegargli o dimostrargli qualche sua teoria, o addirittura per
confutare quelle del lettore stesso, come se il lettore fosse una persona
specifica e non una possibile miriade di lettori diversi ognuno portatore di
idee diverse. Ma ci prendeva! Il libro è pieno di giochetti psicologici, di
parti interattive con il lettore, e di espressioni improvvise che mai ti
aspetteresti, che ti colgono alla sprovvista. Uno stile incredibilmente
dinamico e fresco, che difficilmente annoia. Ma la teoria psicologica di fondo
del libro non è da meno: è di un interesse abnorme, e lui è stato bravissimo a trattarla
nel miglior modo possibile, riuscendo addirittura a trasformare il tutto in un
romanzo. Ciò che veramente mi dispiace di questo libro è che l’ho letto
malissimo. L’ho letto in un periodo in cui dedicavo un po’ di tempo alla
lettura solo la notte, a letto, prima di addormentarmi. Il fatto è che andavo a
letto alle 4, dunque mi prendeva sonno sin da subito e cercavo di resistere per
tenere gli occhi aperti almeno fino a fine capitolo, leggendo in realtà senza
leggere. Tant’è che il giorno dopo non ricordavo assolutamente quello che avevo
letto la sera prima. Se addirittura andavo a rileggere le ultime pagine del
capitolo precedente, mi sembrava di leggerle per la prima volta e pensavo “ma
davvero è successo questo?”. Solo la prima metà l’ho letta bene, ed è su questo
che ho basato questo mio commento. Mi dispiace averlo letto così perché il
libro è un gioiellino ed avrei preferito godermelo appieno.
Lao Tzu – Il Libro
del Tao
“L’opera più bella mai
scritta in lingua cinese, uno dei testi più importanti dell’antichità”.
Mavvaffanculo ._. Premetto che non l’ho nemmeno letto tutto. Mi aspettavo un
libro che spiegasse le teorie del Taoismo, questa dottrina così misteriosa
affrontata tantissime volte durante il mio percorso di studi ma mai
approfondita. Invece mi sono ritrovato un libro fatto di frasette. Su ogni
pagina c’era una frase, lunga 4-6 righe a seconda dei casi, che esprimeva un
concetto filosofico. Frasi incomprensibili, o che non avevano un qualche tipo
di valenza concreta, che andavano ad interpretazione. Tant’è che a fine libro
c’era una nota per ogni frasetta, note lunghe anche una pagina ciascuna. Mi
stanno un casino sulle palle a me i libri strutturati così. Ed a quanto pare mi
stanno sulle palle anche gli antichi testi cinesi, che con queste frasette
inutili non dicono niente. Ho provato a leggere i primi dieci, poi ho
cominciato a prendere pagine a caso (tanto ogni pagina era a sé), ma non ne ho
trovata nemmeno una minimamente interessante o comprensibile. Dunque ho
lasciato perdere.
Arthur Schopenhauer –
L’Arte di Ottenere Ragione
Libro dal quale uno come me [...] sperava di imparare
qualcosa, proprio lì dove è il mio punto debole. Anche se tutto sommato sapevo
che un libricino con 38 stratagemmi di certo non avrebbe risolto il problema. Anche
perché alla fine ho letto cose che già sapevo in teoria ma che non so applicare
in pratica, quindi non è che sia cambiato molto. Che poi sono stratagemmi molto
generici, è molto teorica come cosa. Uno dovrebbe stare lì a fermare la
discussione e mettersi a pensare “aspetta, quale stratagemma mi conviene usare di
più? Mh, forse questo. Ok, ora fammi vedere in che modo posso applicarlo alla
mia situazione”. Uno dovrebbe avere proprio l’immediatezza di riuscire a capire
in che modo realizzarli in concreto. Quindi boh: per quanto siano veri, non so quanto
possano essere utili ai fini pratici questi stratagemmi. Comunque alla fin fine
ho trovato molti ragionamenti che ho in comune con Schopenhauer, tanto che avrei
potuto averli scritti io, e fa sempre piacere scoprire di pensarla allo stesso
modo di un filosofo così famoso e stimato. Non che questo lo renda portatore di
verità assolute eh, magari pensiamo entrambi in modo sbagliato, ma almeno ti da
l’impressione di essere sulla buona strada.
Nessun commento:
Posta un commento