lunedì 16 dicembre 2013

Live, 2° round

Cicerone – L’amicizia.

Mi aspettavo un grande testo da una delle figure più spiccanti dell’età romana: idee profonde, dialoghi interessanti, teorie filosofeggianti, verità universali, massime. Invece mi ha deluso parecchio. Innanzitutto mi ha annoiato, e questo non è poco. Che Cicerone fosse un oratore si nota facilmente: allunga il brodo in una maniera incredibile, per dire mezzo concetto. E ogni due secondi citava casi di persone a lui contemporanee o di uomini del passato, facendo nomi su nomi ma senza spiegare nulla di loro (se poco poco non ti ricordi la storia ed i nomi dell’impero, per te sono citazioni a vuoto). Non c’è stato nemmeno un punto in particolare in cui il libro mi abbia particolarmente preso. Oltretutto mi aspettavo discorsi molto più concreti sull’amicizia: qualche teoria c’è, ma niente di particolarmente interessante.
Pensare che un commento a Cicerone mi è arrivato da uno degli altri libri della collana: “[…]estremamente superficiale e misera. Cicerone non ha assolutamente un idea chiara […] e così per libera invenzione chiacchiera a vuoto disordinatamente su qualsiasi materia e la infiora abbondantemente di esempi giuridici” (Cit. Schopenhauer).


Luigi Pirandello – Uno, Nessuno e Centomila

Quest’uomo è un genio! Mi aspettavo molto da questo libro, perché ricordavo la sua teoria psicologica di fondo e mi affascinava. Mi aspettavo, tuttavia, un libro molto pesante, ed invece per fortuna non lo è stato. Ciò che innanzitutto più mi ha stupito è stato lo stile da lui usato. Il linguaggio era in un italiano un po’ più antico, e questo a volte complicava un po’ la comprensione (specialmente leggendo di notte), ma non è a questo che mi riferisco. Aveva una strana colloquialità, come se si stesse parlando a tu per tu, o addirittura come se si stesse parlando con se stessi. Ed infatti il libro altro non era che un monologo interiore. Poi però all’improvviso si rivolgeva al lettore, per spiegargli o dimostrargli qualche sua teoria, o addirittura per confutare quelle del lettore stesso, come se il lettore fosse una persona specifica e non una possibile miriade di lettori diversi ognuno portatore di idee diverse. Ma ci prendeva! Il libro è pieno di giochetti psicologici, di parti interattive con il lettore, e di espressioni improvvise che mai ti aspetteresti, che ti colgono alla sprovvista. Uno stile incredibilmente dinamico e fresco, che difficilmente annoia. Ma la teoria psicologica di fondo del libro non è da meno: è di un interesse abnorme, e lui è stato bravissimo a trattarla nel miglior modo possibile, riuscendo addirittura a trasformare il tutto in un romanzo. Ciò che veramente mi dispiace di questo libro è che l’ho letto malissimo. L’ho letto in un periodo in cui dedicavo un po’ di tempo alla lettura solo la notte, a letto, prima di addormentarmi. Il fatto è che andavo a letto alle 4, dunque mi prendeva sonno sin da subito e cercavo di resistere per tenere gli occhi aperti almeno fino a fine capitolo, leggendo in realtà senza leggere. Tant’è che il giorno dopo non ricordavo assolutamente quello che avevo letto la sera prima. Se addirittura andavo a rileggere le ultime pagine del capitolo precedente, mi sembrava di leggerle per la prima volta e pensavo “ma davvero è successo questo?”. Solo la prima metà l’ho letta bene, ed è su questo che ho basato questo mio commento. Mi dispiace averlo letto così perché il libro è un gioiellino ed avrei preferito godermelo appieno.


Lao Tzu – Il Libro del Tao

“L’opera più bella mai scritta in lingua cinese, uno dei testi più importanti dell’antichità”. Mavvaffanculo ._. Premetto che non l’ho nemmeno letto tutto. Mi aspettavo un libro che spiegasse le teorie del Taoismo, questa dottrina così misteriosa affrontata tantissime volte durante il mio percorso di studi ma mai approfondita. Invece mi sono ritrovato un libro fatto di frasette. Su ogni pagina c’era una frase, lunga 4-6 righe a seconda dei casi, che esprimeva un concetto filosofico. Frasi incomprensibili, o che non avevano un qualche tipo di valenza concreta, che andavano ad interpretazione. Tant’è che a fine libro c’era una nota per ogni frasetta, note lunghe anche una pagina ciascuna. Mi stanno un casino sulle palle a me i libri strutturati così. Ed a quanto pare mi stanno sulle palle anche gli antichi testi cinesi, che con queste frasette inutili non dicono niente. Ho provato a leggere i primi dieci, poi ho cominciato a prendere pagine a caso (tanto ogni pagina era a sé), ma non ne ho trovata nemmeno una minimamente interessante o comprensibile. Dunque ho lasciato perdere.


Arthur Schopenhauer – L’Arte di Ottenere Ragione


Libro dal quale uno come me [...] sperava di imparare qualcosa, proprio lì dove è il mio punto debole. Anche se tutto sommato sapevo che un libricino con 38 stratagemmi di certo non avrebbe risolto il problema. Anche perché alla fine ho letto cose che già sapevo in teoria ma che non so applicare in pratica, quindi non è che sia cambiato molto. Che poi sono stratagemmi molto generici, è molto teorica come cosa. Uno dovrebbe stare lì a fermare la discussione e mettersi a pensare “aspetta, quale stratagemma mi conviene usare di più? Mh, forse questo. Ok, ora fammi vedere in che modo posso applicarlo alla mia situazione”. Uno dovrebbe avere proprio l’immediatezza di riuscire a capire in che modo realizzarli in concreto. Quindi boh: per quanto siano veri, non so quanto possano essere utili ai fini pratici questi stratagemmi. Comunque alla fin fine ho trovato molti ragionamenti che ho in comune con Schopenhauer, tanto che avrei potuto averli scritti io, e fa sempre piacere scoprire di pensarla allo stesso modo di un filosofo così famoso e stimato. Non che questo lo renda portatore di verità assolute eh, magari pensiamo entrambi in modo sbagliato, ma almeno ti da l’impressione di essere sulla buona strada.

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