martedì 26 febbraio 2013

Post modesti


Ultimamente come non mai noto che ho una tendenza naturale ad aiutare il prossimo. E non parlo degli amici, quello è un dovere, ma di gente che nemmeno conosco. Spesso addirittura sacrificando me stesso, mettendo loro al primo posto. Spesso senza nemmeno che mi venga richiesto. Mi trovo sempre lì a riempire qualche buco lasciato dalla sfilza di egoisti passati prima di me. Su cento persone, io sono l’unico a fermarsi ed a tendere la mano.
Mi rendo benissimo conto che questo mio altruismo in realtà nasce dall’esigenza di dare agli altri quello che io non ho mai ricevuto, non lo nascondo. Devo avere avuto delle mancanze, dentro di me, che cerco in qualche modo di colmare facendo in modo che accadano a meno persone possibili. Sento il dovere di rendere la vita più facile ad una persona, se ne ho la possibilità. Questo a volte mi porta a pensare che lavori come lo psicologo, il medico, l’assistente sociale, siano i lavori a me più adatti, quelli che meglio mi permetterebbero di appagare questa mia necessità. Ma so che sarebbe la mia fine. Visto il cuore ed il sacrificio che metto dentro ognuno di questi casi, non sarei in grado di mantenere il giusto distacco e finirei con l’autodistruggermi. Non sono nemmeno sicuro che mi faccia bene adesso in realtà, nonostante la consapevolezza che questo mi rende una persona migliore delle altre: credo che in un certo senso mi consumi. Ma al momento è così che mi sento di fare, e sono contento di poter dare me stesso per il bene degli altri.
Chi ha a che fare con me deve essere proprio una persona fortunata.

domenica 24 febbraio 2013

Sessione invernale 2013


Non so più nemmeno se definirla sessione, si è fuso un po’ tutto.

TESI

A Novembre ero andato a parlare con la professoressa per l’assegnazione della tesi. Essendomi dovuto accontentare di chiunque fosse rimasto libero non avevo argomenti da proporre, ed ho fatto scegliere a lei. Ho rischiato che mi assegnasse un argomento che non sapevo nemmeno cosa fosse (aveva un nome in giapponese), ma per fortuna ha scambiato la mia faccia perplessa per un “l’argomento non mi fa impazzire”, e me l’ha cambiato con una cosa più chiara: il Santuario di Ise (uno dei santuari più importanti del Giappone). Non male, sicuramente avrei trovato molto materiale. Invece no XD Poca roba, e tutta in inglese >.< In realtà io pensavo che i testi su cui preparare la tesi li consigliasse/trovasse la relatrice, ed invece ho dovuto fare tutto da solo: la prof l’ho vista solo quella volta che mi ha assegnato l’argomento, poi non l’ho più ne vista ne sentita, nemmeno per avere consigli o dritte: completamente abbandonato a me stesso ._. Avevo intenzione di prepararla dopo l’esame di Giapponese, l’ultimo rimastomi, convinto che avrei avuto tempo. Intanto mi stavo dando una letta ad un paio di libri introduttivi sulla materia (perché, al di la dell’argomento della tesi, non ero bene affermato nemmeno sulla materia in generale). Poi mi sono trovato alle strette con l’esame di giapponese ed ho lasciato perdere la tesi, con l’intenzione di rimandarla a dopo. Poi ho ricevuto la terribile notizia: avrei dovuto consegnare la tesi pronta molto molto tempo prima di quanto mi fossi aspettato D: Il che voleva dire che dopo giapponese non avrei avuto tempo. Dopo l’esame avrei avuto circa dieci giorni per leggere tutti i materiali e scriverla: una pazzia! Ma ormai dovevo comunque rimandarla a dopo giapponese, perché tutte le mie energie erano rivolte a questo: se non l’avessi passato non mi sarei potuto comunque laureare. Poi, come se non bastasse, hanno anticipato ulteriormente la data di consegna della tesi, fino a farla coincidere con lo stesso giorno dell’orale di giapponese. Perfetto -.- Se già sarebbe stata un impresa impossibile prima, in dieci giorni, adesso avrei dovuto preparare l’orale di giapponese e la tesi contemporaneamente, rischiando di dividere le forze e di non riuscire a portare a termine nessuno dei due.

LINGUA E TRADUZIONE GIAPPONESE 3
L’ultimo esame rimasto. Ho cominciato a prepararlo molto tempo prima, ma era talmente tanta roba che non so in che modo ma mi sono ritrovato a fare tutto insieme all’ultimo, con l’acqua alla gola, come al solito -.- Sarà che quando ero ancora lontano dall’esame dividevo il tempo studiando sia giapponese che i libri introduttivi per la tesi (che poi nemmeno sono serviti). Con la data che si avvicinava, poi, mi sono concentrato solo su giapponese, ma per quanto io abbia studiato come un matto me la sono vista veramente brutta. La roba era veramente tanta, i libri erano caotici, ed oltre alle cose del terzo anno avevo anche quelle del primo e del secondo da ripassare, che avevo completamente rimosso. Poi è arrivata anche la bella notizia dell’anticipo della scadenza della tesi: dopo lo scritto mi sarei dovuto dedicare per forza quasi unicamente a questa, trascurando lo studio per l’orale. Mi sarebbe andato bene anche un 18, volevo soltanto laurearmi il più presto possibile, mi ero stufato.
Ero convinto che sarei arrivato allo scritto senza la preparazione adeguata. Ed invece devo dire che gli ultimi giorni sono riuscito a fare i miracoli ed a farmi entrare un sacco di roba in testa. Certo, la preparazione non era buona, ma era sicuramente sufficiente. La prova scritta era divisa in due parti: la prima di grammatica, con esercizi sui kanji, sul lessico, e tante altre brutte cose. Era quella che più mi preoccupava, per la quale bisognava aver studiato. La seconda invece consisteva in una traduzione di un brano, ma per quella stavo tranquillo perché tanto bastava più che altro affidarsi al dizionario (il grosso della prova stava nel tradurre caratteri mai studiati). La parte di grammatica è andata piuttosto bene, ne sono rimasto soddisfatto. Quindi credevo che ormai fosse fatta. Poi è arrivata la traduzione! Uno schifo! Non so perché, ma non riuscivo a trovare i caratteri sul dizionario o_o Nemmeno a dire che non sapessi usarlo, il dizionario. E senza i caratteri ovviamente non c’era modo di svolgere la traduzione o_o Dopo un ora stavo ancora sulla seconda riga, non avevo scritto quasi nulla, e non riuscivo nemmeno a capire. Nell’ora rimanente, preso dal panico, sono andato avanti ed ho provato a tradurre frasi a buffo, a volte partendo anche dalla fine, per non lasciare il foglio in bianco. Ma almeno in ogni frase mi mancavano sempre uno o più elementi che non trovavo, quindi non capivo. Poi ha cominciato a mettercisi pure la stanchezza: per il troppo studio dei giorni precedenti mi si era abbassata la vista, e da metà traduzione in poi ho avuto tantissime difficoltà a leggere il dizionario, scritto minuscolo. Per non consegnare in bianco ho provato a scrivere quello che avevo capito ed ad inventare le frasi a caso, ma la traduzione non era fedele ne alla struttura della frase ne alle parole. Inoltre non c’era una frase che avesse senso o che fosse priva di buchi, e non avevano senso nemmeno nel contesto. Basti pensare che non ho capito nemmeno di cosa parlasse la traduzione. Quindi ho consegnato una cosa orrenda. Eppure io la grammatica la sapevo, avevo studiato, ed avevo le conoscenze per passarlo questo esame. Non capivo come potesse essere andata così, cosa fosse successo. Sicuramente ci avevano dato una traduzione difficilissima, un po’ troppo esigente (cosa che poi mi è stata confermata). Dunque ero sicuro di non averlo passato. Se avessero fatto la media tra la prima e la seconda parte pure pure, ma avevo sentito dire che pretendevano la sufficienza in entrambe le prove, e nella traduzione non l’avevo sicuramente raggiunta. Inoltre era un esame in cui passavano sempre pochissime persone, erano molto selettivi, e con una traduzione del genere di certo non sarei potuto essere tra quelli. Le speranze erano quasi nulle.

Insieme all’esame, era svanita anche la possibilità di laurearmi. Non vi dico che presa a male. Mi sono sentito totalmente sconfitto, umiliato. Avevo sempre avuto culo in tantissimi esami, non potevo lamentarmi se per una volta mi aveva detto male nonostante fossi preparato, ma aveva scelto proprio la tempistica sbagliata. Certo, avrei dovuto comunque continuare a preparare la tesi nell’eventualità che l’esame l’avessi superato (i risultati sarebbero usciti la settimana successiva), e giuro che era mia intenzione farlo, ma non ce l’ho fatta. Mi ero demoralizzato, avevo perso la grinta, non ci credevo più. “Ma chi me lo fa fare - pensavo – di spaccarmi il culo a preparare l’orale e la tesi in dieci giorni visto che tanto l’esame non l’ho superato?”. Quindi ho lasciato passare tre, quattro giorni senza combinare nulla di concreto. Ed a quel punto era diventato inutile: se anche l’esame l’avessi passato, ormai l’aver perso quattro dei dieci preziosissimi giorni mi aveva precluso la possibilità di poter preparare in tempo qualsiasi cosa. Quindi ho fatto un bel respiro, mi sono messo in contatto con la relatrice, ed ho annullato la mia prenotazione di laurea. Adesso se ne sarebbe riparlato a Luglio. Ed io che, stufo, avrei voluto finire al più presto :-/ Rischiavo anche di perdere la relatrice in realtà, perché quando ero andato a chiedere la tesi mi aveva detto chiaro e tondo che se non avessi passato l’esame di giapponese mi sarei dovuto trovare un altro relatore. Quindi era capace che mi sarei dovuto mettere di nuovo alla ricerca di un altro professore libero e di un altro argomento, sempre che qualcuno sarebbe stato disponibile per Luglio. Invece la relatrice, senza nemmeno chiedermi come mai avessi annullato la laurea (e forse è stato un bene), si è vista disposta ad accettarmi automaticamente anche per Luglio. Meno male: un problema in meno, è stato un sollievo. Poi, il giorno dopo aver annullato la laurea, è arrivata la beffa: lo scritto lo avevo passato. Erano usciti i risultati, e non so per quale assurdo motivo ma ero tra i pochissimi che l’avevano passato o_o Quindi, se non mi fossi demoralizzato a quel modo subito dopo lo scritto, magari avrei potuto ancora laurearmi. Mi ero sabotato la laurea con le mie stesse mani, che cretino! Ma ormai, in ogni caso, era tardi. Comunque, in una prospettiva in cui avevo già accettato il fatto che la laurea mi sarebbe scalata a Luglio, la notizia dello scritto passato è stata positiva: avevo la possibilità di dare l’orale e di togliermi di mezzo quest’ultimo esame, così fino a Luglio avrei potuto occuparmi solo della tesi e prendermela comoda.

Per prepararmi l’orale ho avuto anche molto tempo: non ero più costretto a sbrigarmi per rientrare nelle tempistiche della laurea, quindi invece di segnarmi al primo appello, che c’era dieci giorni dopo, mi sono potuto iscrivere al secondo, che mi dava tre settimane di tempo. All’inizio devo ammettere di essermela presa comoda, mi sembrava un infinità di tempo quello che avevo a disposizione. Poi mi sono reso conto che le cose da fare erano più numerose del previsto, e tre settimane mi sono bastate a malapena per una preparazione che era minimamente sufficiente (non ce l’avrei mai fatta in dieci giorni preparando in contemporanea anche la tesi, quindi meglio che sia andata così). Il problema principale più che altro era che io il giapponese l’avevo sempre studiato leggendolo e scrivendolo, mai parlandolo ed ascoltandolo. Quindi per quanto mi sarei potuto esercitare (cosa che comunque non ho avuto il tempo di fare), mi mancavano proprio le basi del parlato e dell’ascolto. Gli orali di lingua mi avevano sempre terrorizzato infatti. Devo dire, però, che ho studiato con una costanza mai avuta prima. Mi ero prefissato degli obiettivi folli, che ero sicuro che mai sarei riuscito a mantenere, ed invece li ho mantenuti giorno per giorno, fino alla fine. Sono stato veramente molto bravo, mi sono stupito di me, e ne sono rimasto terribilmente soddisfatto. Tant’è che non ho avuto addosso nemmeno il solito schifo pre-esame: l’esame sarebbe potuto andare come gli pareva, ma io avevo fatto anche più del possibile, e quindi ero in pace con me stesso. Ero più che altro dubbioso se accettare qualsiasi voto o meno. Lo scritto sicuramente lo avevo passato al limite della sufficienza, e non potevo aspirare a voti alti. Visto che pure la preparazione per l’orale non era delle migliori, il 18 era una possibilità concreta. In quel caso cosa fare? Un 18 mi avrebbe abbassato la media di un punto, e questo voleva dire perdere tre o quattro punti sul voto di laurea. Era pure un esame importante, visto che era di lingua. Rifiutando, inoltre, avrei avuto tutto il tempo di riprepararmelo per la sessione straordinaria di Aprile o per quella ordinaria di Giugno (anche se non volevo arrivare di nuovo a ridosso della tesi con l’esame addosso). Solo che… d’altra parte ero arrivato al limite. Non ce la facevo più a studiare, volevo assolutamente finire, liberarmi dallo studio, essere un uomo libero. Il solo pensiero di dovermi trascinare un esame per altri mesi ancora mi faceva stare male, mi opprimeva, e non so nemmeno se avrei trovato le forze per continuare a studiare. Rischiavo, inoltre, che se non fossi riuscito a passarlo ne ad Aprile ne a Giugno avrei di nuovo messo a rischio la laurea, e non era una condizione che avrei tollerato un'altra volta. Quindi avevo deciso che avrei accettato qualsiasi voto, anche il minimo. Ci avrei perso in punti, ma ci avrei guadagnato in salute.
Non mi aspettavo che anche l’orale fosse strutturato in più parti. Praticamente ho dovuto affrontare tre orali con tre professoresse diverse. Tutte le volte pensavo di aver finito ed invece mi dicevano che sarei dovuto rientrare poco più tardi per le parti successive T_T Che poi sono entrato tra i primi, ho fatto i primi due orali a distanza di cinque minuti uno dall’altro, e poi per il terzo orale mi hanno fatto aspettare fuori tipo quasi un ora, ed il risultato del voto me lo hanno detto un'altra ora più tardi quando erano già andati via tutti gli altri. Quindi l’esame mi è durato tutta la mattinata ed è stato pure snervante. L’esame comunque non è andato malaccio. Alle parti dialogate non ci capivo un cazzo, come previsto, e facevo una fatica immensa a mettere in fila due parole che avessero un senso, sembravo demente >.< Quando invece ho dovuto dimostrare di sapere la grammatica, i kanji, le traduzioni, me la sono cavata meglio. Il primo orale è andato benino, vedevo la prof che dopo che le rispondevo si appuntava per il più delle volte simboli positivi. Al secondo ho fatto molti più errori, e la prof non mi permetteva nemmeno di vedere quello che appuntava. Il terzo invece è sembrato andare liscio come l’olio, anche se la professoressa era completamente inespressiva e quindi non mi dava segni di nessun tipo. Mi aspettavo, quindi, un voto non alto, ma nemmeno un 18. Una via di mezzo, tipo un 24. Ed invece quando ho visto il voto sul cedolino firmato sono rimasto di stucco: o ero andato meglio del previsto, o erano stati particolarmente generosi.
Risultato scritto: Idoneo (76/100 la parte di grammatica, la traduzione non lo so ed è meglio non saperlo)
Risultato orale: 28



Non ho molto da commentare in realtà. Mi sarei dovuto laureare e non mi sono laureato, ma non posso nemmeno lamentarmi. Sono riuscito a non far scendere la media, che anzi si è definitivamente stabilizzata sul 28 e dovrebbe farmi partire con già un buon voto alla laurea. Ma, soprattutto, ho finito gli esami! Ho finito gli esami, cazzo! Non riesco ancora a realizzare in realtà. Dopo un paio di anni cominci a sviluppare una strana sensazione dell’università come se non dovesse finire mai, come se ormai fosse diventata parte fissa della tua vita per sempre. Dunque non riesco ancora a rendermi conto di cosa significhi aver finito, non riesco a focalizzare una condizione in cui non sarò più costretto a studiare. Mi manca la tesi da preparare, è vero, ma avendo tempo fino a Luglio posso permettermi di considerarmi finalmente libero dallo studio. E ne sono contento. Per quanto riguarda la laurea saltata invece… alla fine è stata una fortuna che sia andata così. Mi sono reso conto che non avrei mai potuto preparare l’orale (più la tesi) in dieci giorni, e se avessi puntato al primo appello mi sarei ritrovato bocciato, con la laurea ugualmente rimandata a Luglio ma l’esame ancora da dare. Quindi l’apparente bocciatura allo scritto e l’essermi demoralizzato sono stati, alla fin fine, la mia salvezza. Ed io che per una volta avevo pensato di essere stato sfortunato!

W
ME!

mercoledì 13 febbraio 2013

Sporco


Se mai un giorno riuscirò ad essere finalmente un uomo libero dallo studio (e ciò potrebbe accadere tra una settimana), credo che non riuscirei comunque più a godere del mio tempo. Sono troppi troppi troppi anni che sono costretto a limitarmi, me e la mia possibilità di trascorrere il mio tempo. Talmente tanti che, anche liberandomi da questo fardello e da queste catene, sicuramente continuerei a limitarmi in questo modo. Per abitudine. Perché ormai non riesco più nemmeno ad immaginarla una maniera alternativa di rapportarmi al tempo. Una realtà in cui io possa disporre di talmente tanto tempo da poterlo spendere senza limiti, senza che ci sia quel costante senso di colpa per ogni minuto trascorso in libertà a fronte di cose non fatte e non portate a termine, non riesco nemmeno a concepirla.
L’università, la scuola, è uno schifo. Ti consumano talmente tanto che, anche una volta finite, ne esci sporco, macchiato, contaminato. Non riesci più a sentirti libero nemmeno essendolo. Perché ti hanno tenuto al buio per così tanto tempo (forse dai primi anni di vita) che ormai è solo nel buio che puoi continuare a vivere.


Ecco, una volta tanto sono riuscito ad esprimere un concetto in modo conciso, senza svilupparlo più di tanto.