mercoledì 18 dicembre 2013

Live, 3° round

Friedrich Nietzsche – L’anticristo

Nietzsche è sempre stato circondato da un aura molto misteriosa per me, perché a scuola leggevo i titoli delle sue opere, così forti e di impatto, ma non ho mai avuto modo di approfondire i suoi testi o la sua filosofia. Non sapevo proprio cosa aspettarmi da questo libro dunque, di cui tra l’altro non avevo mai letto altrove il titolo. Ecco, ora posso dire senza ombra di dubbio che Nietzsche mi sta altamente sulle palle. Il libro consiste in una critica asprissima al cristianesimo. Il che può starmi pure bene come contenuto, ma non per il modo in cui è scritta. Innanzitutto più che una critica sembra una polemica, è pesante sin dall’inizio. Poi è violentissimo: ha un atteggiamento altamente aggressivo, è razzista, dalle sue parole traspare schifo, spara a zero, e non porta un minimo di rispetto per la controparte avversaria. Più che una critica mi sembrava un massacro, o addirittura uno sfogo. Mentre leggevo mi chiedevo se fosse legalmente possibile pubblicare un testo talmente forte e diretto. Ma la cosa che più mi ha infastidito  è stata l’atteggiamento di Nietzsche: è saccente, scrive come se fosse lui stesso Dio in persona, giudicando dall’alto al basso, innalzandosi al di sopra della gente comune. Mi ha dato così fastidio che dopo una decina di pagine ho dovuto chiuderlo e rimetterlo il libreria, con l’intenzione di non riprenderlo mai più. Era anche scritto con un linguaggio filosofico incomprensibile, tra l’altro. Ha detto bene lui all’inizio: che forse chi è in grado di leggere questo testo deve ancora nascere. Sto libro di merda!

Edgar Allan Poe – Racconti del terrore

E’ stato interessante affacciarsi su questo genere, anche se non è tra i miei preferiti. Più che altro mi è piaciuto analizzare le sensazioni psicologiche che l’autore aveva intenzione di scatenare nei suoi lettori con i suoi vari racconti. Ed alla fine è proprio in questo che l’ho più apprezzato. I suoi racconti erano brevi, quasi sempre una decina di pagine, magari senza nemmeno una trama, uno svolgimento o un intreccio, in alcuni casi l’intero racconto consisteva solo in una descrizione… eppure riusciva perfettamente nel suo intento: quello di inquietarti (non paura). Incredibile! Non per altro è considerato il massimo esponente del suo genere: mi inchino alla sua abilità :-P Non tutti i racconti in realtà sono stati efficaci, solo la metà di questi hanno fatto il loro dovere su di me, ma è stato comunque sorprendente.

William Shakespeare - Amleto

Conoscevo già la storia, avevo visto una sua rappresentazione a teatro, anche se la ricordavo solo vagamente. Non una delle mie storie preferite di Shakespeare, comunque. La narrazione è abbastanza piatta e sembra perennemente nella fase introduttiva. Solo nel quarto atto (su cinque) le cose cominciano ad intrecciarsi e si fa un pochino più dinamico e coinvolgente. Ma è normale, in fondo si tratta solo di un copione: non andrebbe letto, andrebbe visto messo in scena ed interpretato.

Arthur Conan Doyle – Sherlock Holmes: uno studio in rosso


Una delle letture più piacevoli dell’intera collana. Me lo sono divorato questo libro! Come genere il giallo, il poliziesco, l’investigativo, mi piace. E puntando su uno degli scrittori più famosi di questo tipo di romanzi sapevo di andare a colpo sicuro. Non ho molti commenti da fare in realtà, oltre a dire che me lo sono goduto e che non mi ha annoiato. È una lettura piacevole se si vuole trascorrere un po’ di tempo. E si può imparare anche qualcosa di utile. C’è giusto da dire magari che la figura di Sherlock Holmes me la sono ritrovata molto diversa da come me l’ero sempre immaginata. È un po’ strano come tipo, ed a volte risulta anche buffo XD

martedì 17 dicembre 2013

lunedì 16 dicembre 2013

Live, 2° round

Cicerone – L’amicizia.

Mi aspettavo un grande testo da una delle figure più spiccanti dell’età romana: idee profonde, dialoghi interessanti, teorie filosofeggianti, verità universali, massime. Invece mi ha deluso parecchio. Innanzitutto mi ha annoiato, e questo non è poco. Che Cicerone fosse un oratore si nota facilmente: allunga il brodo in una maniera incredibile, per dire mezzo concetto. E ogni due secondi citava casi di persone a lui contemporanee o di uomini del passato, facendo nomi su nomi ma senza spiegare nulla di loro (se poco poco non ti ricordi la storia ed i nomi dell’impero, per te sono citazioni a vuoto). Non c’è stato nemmeno un punto in particolare in cui il libro mi abbia particolarmente preso. Oltretutto mi aspettavo discorsi molto più concreti sull’amicizia: qualche teoria c’è, ma niente di particolarmente interessante.
Pensare che un commento a Cicerone mi è arrivato da uno degli altri libri della collana: “[…]estremamente superficiale e misera. Cicerone non ha assolutamente un idea chiara […] e così per libera invenzione chiacchiera a vuoto disordinatamente su qualsiasi materia e la infiora abbondantemente di esempi giuridici” (Cit. Schopenhauer).


Luigi Pirandello – Uno, Nessuno e Centomila

Quest’uomo è un genio! Mi aspettavo molto da questo libro, perché ricordavo la sua teoria psicologica di fondo e mi affascinava. Mi aspettavo, tuttavia, un libro molto pesante, ed invece per fortuna non lo è stato. Ciò che innanzitutto più mi ha stupito è stato lo stile da lui usato. Il linguaggio era in un italiano un po’ più antico, e questo a volte complicava un po’ la comprensione (specialmente leggendo di notte), ma non è a questo che mi riferisco. Aveva una strana colloquialità, come se si stesse parlando a tu per tu, o addirittura come se si stesse parlando con se stessi. Ed infatti il libro altro non era che un monologo interiore. Poi però all’improvviso si rivolgeva al lettore, per spiegargli o dimostrargli qualche sua teoria, o addirittura per confutare quelle del lettore stesso, come se il lettore fosse una persona specifica e non una possibile miriade di lettori diversi ognuno portatore di idee diverse. Ma ci prendeva! Il libro è pieno di giochetti psicologici, di parti interattive con il lettore, e di espressioni improvvise che mai ti aspetteresti, che ti colgono alla sprovvista. Uno stile incredibilmente dinamico e fresco, che difficilmente annoia. Ma la teoria psicologica di fondo del libro non è da meno: è di un interesse abnorme, e lui è stato bravissimo a trattarla nel miglior modo possibile, riuscendo addirittura a trasformare il tutto in un romanzo. Ciò che veramente mi dispiace di questo libro è che l’ho letto malissimo. L’ho letto in un periodo in cui dedicavo un po’ di tempo alla lettura solo la notte, a letto, prima di addormentarmi. Il fatto è che andavo a letto alle 4, dunque mi prendeva sonno sin da subito e cercavo di resistere per tenere gli occhi aperti almeno fino a fine capitolo, leggendo in realtà senza leggere. Tant’è che il giorno dopo non ricordavo assolutamente quello che avevo letto la sera prima. Se addirittura andavo a rileggere le ultime pagine del capitolo precedente, mi sembrava di leggerle per la prima volta e pensavo “ma davvero è successo questo?”. Solo la prima metà l’ho letta bene, ed è su questo che ho basato questo mio commento. Mi dispiace averlo letto così perché il libro è un gioiellino ed avrei preferito godermelo appieno.


Lao Tzu – Il Libro del Tao

“L’opera più bella mai scritta in lingua cinese, uno dei testi più importanti dell’antichità”. Mavvaffanculo ._. Premetto che non l’ho nemmeno letto tutto. Mi aspettavo un libro che spiegasse le teorie del Taoismo, questa dottrina così misteriosa affrontata tantissime volte durante il mio percorso di studi ma mai approfondita. Invece mi sono ritrovato un libro fatto di frasette. Su ogni pagina c’era una frase, lunga 4-6 righe a seconda dei casi, che esprimeva un concetto filosofico. Frasi incomprensibili, o che non avevano un qualche tipo di valenza concreta, che andavano ad interpretazione. Tant’è che a fine libro c’era una nota per ogni frasetta, note lunghe anche una pagina ciascuna. Mi stanno un casino sulle palle a me i libri strutturati così. Ed a quanto pare mi stanno sulle palle anche gli antichi testi cinesi, che con queste frasette inutili non dicono niente. Ho provato a leggere i primi dieci, poi ho cominciato a prendere pagine a caso (tanto ogni pagina era a sé), ma non ne ho trovata nemmeno una minimamente interessante o comprensibile. Dunque ho lasciato perdere.


Arthur Schopenhauer – L’Arte di Ottenere Ragione


Libro dal quale uno come me [...] sperava di imparare qualcosa, proprio lì dove è il mio punto debole. Anche se tutto sommato sapevo che un libricino con 38 stratagemmi di certo non avrebbe risolto il problema. Anche perché alla fine ho letto cose che già sapevo in teoria ma che non so applicare in pratica, quindi non è che sia cambiato molto. Che poi sono stratagemmi molto generici, è molto teorica come cosa. Uno dovrebbe stare lì a fermare la discussione e mettersi a pensare “aspetta, quale stratagemma mi conviene usare di più? Mh, forse questo. Ok, ora fammi vedere in che modo posso applicarlo alla mia situazione”. Uno dovrebbe avere proprio l’immediatezza di riuscire a capire in che modo realizzarli in concreto. Quindi boh: per quanto siano veri, non so quanto possano essere utili ai fini pratici questi stratagemmi. Comunque alla fin fine ho trovato molti ragionamenti che ho in comune con Schopenhauer, tanto che avrei potuto averli scritti io, e fa sempre piacere scoprire di pensarla allo stesso modo di un filosofo così famoso e stimato. Non che questo lo renda portatore di verità assolute eh, magari pensiamo entrambi in modo sbagliato, ma almeno ti da l’impressione di essere sulla buona strada.

mercoledì 11 dicembre 2013

Anthony Strong

Stasera sono stato a Roma al concerto di Anthony Strong, un artista emergente inglese ancora sconosciuto in Italia.
E’ un po’ buffo come io mi sia avvicinato a questo artista, quasi per caso. Ogni tanto mio zio, che è un esperto di musica sempre alla ricerca di novità, mi fa sentire qualche nuovo brano o gruppo che ha scoperto. Una volta succedeva perché lui non aveva il computer e mi chiedeva di cercarli e di scaricarli per lui, ora semplicemente perché sa che ho un gusto raffinato per la musica e vuole rendermi partecipe. E’ stato lui a farmi sentire un brano di Anthony Strong per la prima volta, un po’ così, per sfizio, senza nemmeno dargli troppa importanza. Ed invece io ne ero rimasto profondamente colpito, perché faceva quel genere di musica tipico di Frank Sinatra e di Michael Bublè che non solo era ormai raro da trovare, ma che consisteva nel repertorio di musica che stavo studiando a canto. Per me rappresentava nuovo materiale. Purtroppo però di lui non ho trovato nulla da scaricare, né tantomeno più di un paio di canzoni su Youtube. Normalmente questo avrebbe dato un taglio netto al mio interesse, mi sarei messo l’anima in pace e via, ed invece ho fatto una cosa che solitamente non faccio mai per principio: l’ho cercato su Itunes ed ho ascoltato per giorni le anteprime delle sue canzoni (circa 30 secondi per ogni brano). Innamoratomene, ho anche scoperto che la settimana successiva sarebbe venuto a fare delle piccole seratine in Italia: che casualità! Così ho fatto un’altra cosa che solitamente non è da me: attivarmi per essere presente ad una di queste serate. Una era vicino Napoli, l’altra in Toscana: non vicini, ma nemmeno impossibili da raggiungere. Cioè stavo facendo tutto quello per un artista che in fondo nemmeno conoscevo e di cui nemmeno avevo potuto ascoltare bene le canzoni! C’era qualcosa che inconsciamente mi attirava come una calamita impazzita. E ci avevo visto lungo. Purtroppo poi ci sono stati una lunghissima serie di imprevisti, ed ho dovuto rinunciare. La cosa normalmente sarebbe finita lì, ma nuovamente le cose sono andate in modo insolito: ho fatto un’altra cosa che non rientra tra le mie attitudini: ho casualmente chiesto di lui in un negozio di cd, senza troppe speranze, ed invece ho trovato l’unica copia rimasta di esportazione. L’ho comprata. Non ricordo l’ultima volta che avevo comprato un cd. E finalmente ho potuto appagare la mia smania di ascoltarlo. Questo succedeva qualche mese fa. Ho saputo solo poco tempo fa, invece, che già tornava un’altra volta in Italia, stavolta a Roma per un concerto vero e proprio, non per una seratina. Non c’erano dubbi: avrei scaldato una di quelle poltrone.
Che concerto, signori e signori! Se non fosse che ho paura di esserne ancora troppo coinvolto e di giudicare imparzialmente direi che è stato uno dei più belli di tutta la mia vita (non che ne abbia visti poi molti). Lui, come dicevo prima, fa un genere Jazz e Swing, esattamente sullo stile di Michael Bublè, il genere è identico. A differenza sua, però, Anthony Strong è più giovane, più frizzante, e con una voce più leggera. Si è esibito all’Auditorium Parco della Musica. Gli hanno concesso solo la sala più piccola di tutta la struttura, poverino, perché ancora non è famoso, ma alla fine è stato quasi meglio: la sala era “piccola” come può essere la sala di un cinema, e l’atmosfera era molto intima, sembrava un concerto per pochi. Tanta era l’impressione di intimità che spesso il pubblico ha interagito con lui come se niente fosse. Io poi ero in prima fila, e ce li avevo tutti quanti a cinque metri di distanza :3 Che concerto signori, che concerto! Si, lo ripeto. E’ stato meraviglioso, veramente. Quelle canzoni, già belle di loro, suonate lì davanti dal vivo diventano dieci volte ancora più belle, non si sa come sia possibile! Che musica! Dio mi fulmini se quello non è il genere che più mi si addice, quello fatto apposta per me! Cosa avrei dato per saper fare musica così anche io, per avere le sue stesse doti e capacità, per essere lì al posto suo! Quanta magia sono in grado di tirar fuori da soli una tromba, un sassofono, una batteria, un contrabbasso, un pianoforte, ed una voce! Non ci si crede! Ma anche solo il contrabbasso, la batteria, il pianoforte e la voce, quando gli strumenti a fiato non servivano e si sedevano a parte! Ma anche solo il pianoforte e la voce, quando anche gli altri due non erano necessari ed indietreggiavano! Ah già, perché Anthony Strong se la cantava e se la suonava al pianoforte. E avreste dovuto sentire che pianoforte, e che mani! Certi assoli di pianoforte mi hanno fatto venire i brividi per l’emozione. Quell’uomo è un pianista meraviglioso oltre che un cantante di prim’ordine. Si è cantato tutte le sue canzoni, dalla prima all’ultima, senza mai prendersi una pausa o qualche minuto di riposo, se non giusto qualche secondo per interagire con il pubblico e fare qualche battutina, e non si è mai affaticato. Ha cantato per un ora e mezza di fila senza mai fermarsi come se niente fosse. Che poi dovreste vederlo anche come tipo. Innanzitutto è molto carino nei modi oltre che simpaticissimo, era un piacere anche sentirlo parlare e scherzare. Mi ricorda un po’ l’attore che ha fatto il primo Spiderman: fa simpatia solo a guardarlo. Ma poi come se la gode! Quanto gli piace, quanto lo inebria, quanto lo eccita la musica che loro stessi fanno. Seduto su quel piano non stava fermo un secondo: le gambe che si agitavano e che si muovevano in tutte le posizioni possibili, il corpo che saltellava, le spalle che facevano su e giù appresso al corpo, la testa che ondeggiava a tempo di musica, le espressioni del viso e delle sopracciglia a volte buffissime, in preda all’estasi ed al godimento. Era costretto a stare lì seduto, con le mani sulla tastiera, la bocca vicino al microfono, ma il corpo come se la ballava! Quel ragazzo avrebbe potuto alzarsi e scoppiare di luce da un momento all’altro per quanto era carico. E, cosa che mi ha fatto piacere, anche gli altri musicisti erano tutti giovani, non arrivavano a 30 anni, come lui. Magnifico, veramente magnifico!
Dopo il concerto si è posizionato nella libreria a disposizione di chiunque volesse incontrarlo o farsi fare un autografo. Io avevo il mio cd, comprato quella volta. Mi sarebbe piaciuto fargli vedere che non ero come tutti gli altri, che avevano comprato il suo cd solo in quel momento, dopo il concerto, io mi ero interessato al suo talento già da tempo, quindi in qualche modo il mio cd era più prezioso, ma esteticamente erano tutti uguali. [...] dopo la foto gli ho rivolto la parola per fargli i complimenti ed abbiamo cominciato a parlare in inglese. Ho voluto dirgli che studio canto, che canto proprio quel suo genere di musica, e che probabilmente oltre a Frank Sinatra ed a Michael Bublè adesso avrei cominciato a cantare anche lui. Ci tenevo tantissimo a dirglielo ed a farglielo sapere. Inoltre sapevo che dicendoglielo lo avrei fatto molto contento : ) Lui è stato
carinissimo, e si è addirittura offerto di mandarmi le basi delle sue canzoni se ne avrò bisogno: mi ha dato appositamente il suo contatto facebook. Cioè… che meraviglia! O_O

“Alessandro, with best wishes”.

Cioè, ho il suo autografo ed ho una foto con lui! :3

P.S. Ultimamente ai concerti ho sviluppato una strana speranza che il cantante prenda uno a caso dal pubblico, me, e che mi inviti a cantare sul palco insieme a lui o una sua canzone da solo. In realtà l’idea mi terrorizza, ma lo sto fantasticando troppo spesso.


martedì 10 dicembre 2013

Guida turistica per il mondo

Ma la sapete una cosa? Ho finalmente finito, dopo quattro anni, il Diario della Nuova Zelanda. Non mi pare vero, sono contentissimo! : )

Colgo l’occasione anche per fare un riassuntone dei diari di viaggio scritti finora. Sempre che io me li sia ricordati tutti :-P

Diario di Praga
Giorni 5
Pagine 20
Media pagine al giorno 4

Diario di Parigi
Giorni 5
Pagine 12
Media pagine al giorno 2,4

Diario di Lucca 2006
Giorni 3
Pagine 15
Media pagine al giorno 5

Diario di Vienna-Budapest
Giorni 7
Pagine 46
Media pagine al giorno 6,57

Diario del Giappone
Giorni 25
Pagine 34
Media pagine al giorno 1,36

Diario della Norvegia
Giorni 22
Pagine 57
Media pagine al giorno 2,59

Diario di Lucca 2010
Giorni 4
Pagine 45
Media pagine al giorno 11,25

Diario di Marina di Bibbona
Giorni 4 ½
Pagine 48
Media pagine al giorno 10,66

Diario di Francia-Ginevra
Giorni 12
Pagine 51
Media pagine al giorno 4,25

Diario della Germania
Giorni 10 ½
Pagine 83
Media pagine al giorno 7,90

Diario della Germania 2
Giorni 9
Pagine 50
Media pagine al giorno 5,55

Diario della Nuova Zelanda
Giorni 25
Pagine 148
Media pagine al giorno 5,92

Prima o poi un giorno anche il Diario di Londra prenderà forma.

lunedì 9 dicembre 2013

domenica 8 dicembre 2013

Esperienza

I Leo ed i Lions sono indubbiamente l'esperienza più ricca e più istruttiva che mi sia capitata finora. Dio solo sa quanto sono cresciuto e quanto ho imparato del mondo, della vita, di me, attraverso di loro.

giovedì 5 dicembre 2013

Doppiatori

Giravo i canali annoiato, e sono casualmente finito su un telefilm poliziesco. C'era una scena con tre personaggi: uno che aveva la voce di J.D. di Scrubs, uno con il doppiatore di Morpheus di Matrix, e l'ultimo con la voce di Jacob di Twilight.
Io ci provavo, giuro che ci provavo... ma con quelle tre voci messe insieme proprio non riuscivo a prenderli sul serio.

mercoledì 4 dicembre 2013

Regia

Da quando ho cominciato palestra sono diventato incontinente...


Voce fuori campo: "Che cazzo! STOOOOP! ...incontinente?!".

"Aspetta! Incontinente si dice quando uno non riesce a trattenere lo stimolo o quando uno va in bagno di continuo? No, perchè io intendevo dire quest'ultima".

"Controlla da te".

"Ok, si, sbagliato io. Rifacciamo".

"Tutti pronti? In posizione! Tra tre, due, uno...".


***

Da quando ho cominciato palestra non faccio che fare pipì di continuo. Roba che se solitamente vado in bagno tipo tre volte al giorno, ora mi capita di andarci anche quattro volte in un ora. Questo perchè ogni giorno in palestra mi scolo una bottiglia intera d'acqua, quando invece ho sempre abituato il mio corpo a bere pochissimo. Capirai, per uno come me che soffre pure di ritenzione idrica questa cosa mi starà facendo tipo benissimo. Varrebbe quasi la pena rifare l'iscrizione solo per questo!
Fa stranissimo comunque! E la faccio talmente trasparente che potrei anche non scaricare e non si noterebbe la differenza XD

martedì 3 dicembre 2013

Risultati

Anche se sporadicamente, per periodi brevi ogni un paio di anni, ho frequentato la palestra sin da quando ero più piccolo. Quindi conosco bene quali sono sempre stati i miei standard in fatto di potenza muscolare e di fisico. Posso affermare con assoluta certezza, dunque, di aver raggiunto in questo periodo il picco più alto da me mai raggiunto. Non sono mai stato così forte. Questi soli due mesi e mezzo di intenso allenamento seguendo il ritmo di Andrea hanno dato dei risultati incredibili, nonostante io sappia benissimo di aver per lo più solo risvegliato una muscolatura massiccia che già mi appartiene per natura, prima sopita.
Qualche dato per me:

Ho un bicipite che misura 38 cm circa. A riposo, cioè non durante l’allenamento.
Riesco a fare i bicipiti con i manubri da 16 kg.
Riesco a fare il bilanciere con 22 kg da entrambi i lati, più 10 kg di asta, per un totale di circa 55 kg.
Ho i pettorali che a tenerli in mano sembrano due arance. Assurdo, mai avuti così tosti.
Riesco a fare i tricipiti con anche 55 kg, ma qui non capisco bene perché ultimamente accuso parecchio dolore sulla schiena quando lo faccio e non vorrei che magari mi aiuto con altri muscoli per farli. Il valore potrebbe essere falsato, quindi.
Ho il quadricipite della gamba che è marmo.
Sul tapis roulant reggo anche 17 minuti di corsa a 9 km/h. Altrimenti con la camminata veloce a 6 km/h con in tapis roulant inclinato al massimo a 12 gradi in salita reggo benissimo 20 minuti, con tanto di 5 minuti di corsa aggiuntivi finali.
Gli addominali alti sono di un duro che mi fa quasi impressione. Quelli bassi invece, che sono nettamente più difficili, cominciano a sentirsi un pochino, ma già il fatto che riesco a reggere bene gli esercizi è una grande soddisfazione, prima non ce la facevo nemmeno a fare un paio di ripetizioni.
L’unica cosa è che non ho accompagnato l’allenamento ad una dieta ferrea, e quindi non sono per niente definito. Cioè i muscoli non sono delineati: lo strato di grasso, anche se sottile, uniforma il tutto lì dove dovrebbero esserci scalinature e ridondanze. Se fossi asciutto penso che ora come ora avrei un fisico da paura, disegnato in ogni suo minimo dettaglio!

Non scrivo queste cose per pavoneggiarmi, ma per avere un metro di paragone in futuro. E per spronarmi a superarmi, un giorno. Alex, sei in grado di arrivare a questo, ed anche oltre.

giovedì 21 novembre 2013

Centomila, Centomila, Centomila

Uno, Nessuno, Centomila. Molto affascinante la sua teoria. Ogni uomo è se stesso, è Uno, e tuttavia ogni persona ha di Lui un immagine ed un opinione diversa, ognuno la propria. Tanti Lui quante sono le presone che lo conoscono: Centomila. Così tante che alla fine diventa impossibile identificarsi in una di queste, e si diventa Nessuno. Teoria affascinante quanto vera. Non è forse proprio cosi? La appoggio e la testimonio.

Che succede però, caro Pirandello, quando è l'Uno a non essere Uno? Io ho una tremenda capacità camaleontica. Riesco a cambiarmi ed a modellarmi perfettamente in base ad ogni circostanza, situazione, atmosfera, o compagnia. Posso essere qualunque cosa chiunque voglia che io sia. Sono io il primo ad essere Nessuno e Centomila, prima per me che per gli altri. Ma ci convivo perfettamente, questo non mi crea nessun disagio. Anzi: se tutti devono avere un opinione diversa di Te, meglio che sia Te a dargliela per primo in base a come loro ti vogliono, no? Chissà che non sia l'evoluzione naturale del sistema di Pirandello, lo stadio che segue, una sorta di conseguente autodifesa spontanea.

lunedì 18 novembre 2013

Specchi


Sono molto molto furbi nelle palestre. Li dove ci sono gli specchi a parete che ti rispecchiano per intero, ad esempio nella sala dei corsi o negli spogliatoi, usano un tipo di specchio che ti sfina. Qualcosa di appena percettibile, che non distorce l'immagine, ma che la migliora soltanto. Gli specchi della sala pesi invece, che sono a mezzo busto, sono fatti apposta per ingrossarti, per dilatarti, quel poco che serve a farti sembrare i muscoli enormi.
Sono cose di cui non ti rendi assolutamente conto, perché ti sembrano risultati giustamente guadagnati grazie all'allenamento. Ed invece è un illusione. Cosa succede allora? Succede che tu vai in palestra tre, quattro, cinque volte a settimana, un paio di mesi, e piano piano subisci un lavaggio del cervello. Ti convinci che tu sei proprio come quell'immagine riflessa a quello specchio. Ti convinci di essere quella che in realtà è solo un illusione ottica. E perdi la reale percezione di te stesso. Non solo. La palestra diventerà l'unico luogo in cui riuscirai a sentirti a tuo agio con il tuo corpo, dove riesci a vederti sfinato e slanciato o enorme e piazzato, e non riuscirai piu a farne a meno per sentirti bene, ti convincerai di averne bisogno sempre.
Questo si traduce in tanti abbonamenti per la palestra, ed in tante persone ingannate che vanno in giro con una visione distorta di loro stessi, convinti di essere chissà cosa. 

sabato 16 novembre 2013

Caffe


Ieri mi ha impressionato un po' l'effetto che il caffè può farmi.
Si, lo sanno tutti che il caffè contiene la caffeina, che è un eccitante, che di solito di prende per cercare di rimanere svegli ed attivi. E pure io non l'ho mai visto più di così. In questo periodo che sto facendo palestra però riesco a percepire più chiaramente la sua efficacia. Quando prima di andare in palestra capita che mi faccio un caffè, divento una macchina da guerra! Mi alleno come una bestia, carico di più, la mia resistenza (mentale) alla fatica della corsa è raddoppiata, ed addirittura tra una serie e l'altra di un esercizio, durante la quale dovrei stare fermo per recuperare forze nel muscolo, sto talmente carico che vado in sala e comincio a tirare calci e pugni al sacco schivando e saltellandogli intorno come un pazzo. Ma non ho mai completanebte creduto che fosse il caffè a scatenare tutto questo. Potevano semplicemente esserci dei gioni in cui ero più riposato ed energico ed altri in cui fossi più stanco ed abbattuto. Che avessi preso o meno il caffè poteva essere una coincidenza.
È stato venerdì che invece mi sono stupito tantissimo. Sarà per il tempo, per la stanchezza, o per altro, ma ero in uno stato tremendamente apatico. Stanco, svogliato, scocciato, pigro, abbattuto, più taciturno del solito, quasi intrattabile, senza un briciolo di voglia di fare qualsiasi cosa. Nemmeno ci sarei voluto andare in palestra, ma stavolta era ad Andrea che serviva il mio passaggio per andarci, il suo allenamento dipendeva da me. Speravo in un caffè per riprendermi un po', ma per un motivo o un altro Andrea non me lo ha fatto prendere a casa prima di uscire. Quindi l'ho preso in palestra, li, a metà allenamento. E non avete idea. Se fino a quel momento avevo continuato a stare in quello stato anche in palestra, dieci minuti dopo il caffè ero diventato completamente un altra persona. Energico, saltellante, frizzante, con la voglia di allenar mi fino a spaccare il mondo. Ma non è stato l'effetto sul mio fisico a stupirmi, quanto quello sulla mente. Il caffè aveva cancellato anche tutta quell'apatia che aveva caratterizzato l'intera giornata. Ero diventato allegro, pimpante, simpatico, socievole, solare, disponibile a far tutto; me la canticchiavo, me la ridevo, ballavo, dicevi stronzate. Ero diventato felice. E quando mi sono reso conto che era stato solo per merito del caffè... Mi sono un attimo spaventato. Porca puttana quanto cazzo è forte il suo effetto. Ma la gente si bombarda di questa roba tutti i giorni? 
Caffè as the best antidepressivo. 

giovedì 7 novembre 2013

Ma che titolo je voi dà a un post così?

.Il bello di me è che riesco a trovare un equilibrio anche ai miei problemi

***

Se dovesse andarmi male come steward, mi butterò sul doppiaggio. Secondo me vado forte.

venerdì 25 ottobre 2013

Post leggeri

Una di quelle piccole cose che se ancora avessi Diario di Bordo sarei stato felicissimo di scrivere.

Avevo appena lasciato il motorino al negozio (per fortuna il tempo aveva retto), quando si è messo a piovere all’improvviso. La pioggia sembrava aumentare e diminuire all’improvviso, non capivo se avesse intenzione di spiovere o di fare il diluvio. Nel dubbio mi sono incamminato, anche perché non è da me rimanere riparato per un po’ di pioggia: io sono uno che se deve andare da una parte ci va diretto, senza pensare troppo agli ostacoli. Sto tornando a casa e si mette a piovere? Oh, cavolo, mi rode il culo, mi bagnerò, ma in ogni caso a casa ci devo andare, no? Pioggia o non. Quindi mi incammino sotto la pioggia e basta, pazienza. E così ho fatto.
Per cercare di limitare i danni passavo sotto le cappotte dei negozi, in modo che, se anche ad intervalli irregolari, qualche volta al coperto almeno ci sarei stato. Poi ha improvvisamente cominciato a piovere più forte, ed ho fatto una cosa che mai avevo fatto: tornare indietro, ripararmi sotto una cappotta, ed aspettare che spiovesse. Non so perché, come ho già detto prima non è da me, ma è ciò che ho fatto. Ero di umore molto particolare, ottimo. Ero appena stato motivato sul mio futuro ed avevo la determinazione a mille. Uno di quei momenti in cui sai che potresti fare di tutto. E la musica non era da meno. Non vedevo l’ora di tornare a casa per scrivere un post al riguardo. All’improvviso, a fronte della nuova situazione, avevo contemporaneamente trovato sia una giustificazione valida al il mio gesto, sia un modo per racchiudere tutta quella determinazione in un post rapido ed efficace: “Stasera sono così determinato che nemmeno alla pioggia permetto di mettermi i piedi in testa” avrei scritto. Mi ha sfiorato la testa anche una specie di “Un uomo come me non si fa bagnare dalla pioggia”, ma sembrava incredibilmente presuntuoso ed aristocratico.
Dunque sono rimasto lì, in attesa. Tanto che dovevo fare? Finalmente potevo perdere un po’ di tempo. Avrei potuto fare un salto in pizzeria per ingannare l’attesa, stavo vicino, ma poi avrei perso tutta la magia di quella determinazione: mi sentivo talmente bene in quel momento che non volevo cambiamenti o distrazioni. E così me ne sono rimasto da solo con me stesso, con la mia musica, con il mio canto, sotto la cappotta della via deserta. L’acqua si accumulava sopra la cappotta e poi colava giù dai bordi in quattro o cinque punti diversi. Inizialmente a gocciooni che cadevano regolarmente ad intermittenza, poi con un flusso continuo ma sottile. Avevo cominciato anche a giocarci, per noia. Mettevo la mano proprio lì sotto (non mi importava di bagnarmi!), e vedevo le gocce infrangersi sul mio palmo aperto e creare dei bellissimi schizzi d’acqua concentrici. Mi fa piacere ogni tanto scoprire di essere ancora in grado di divertirmi con cose semplici, come ad esempio giocare così con l’acqua. Erano anche belle da vedere le varie righe di pioggia che accanto all’alone del lampione acceso si facevano più nitide. Si stava quasi bene, lì.
La pioggia non accennava a diminuire. Anzi, sembrava aumentare sempre di più. Si era trasformato improvvisamente in un violento acquazzone. L’acqua cadeva ora violentemente sull’asfalto, ed il rumore aveva cominciato a sentirsi nonostante le cuffiette. Che fare? Sbrigarsi ad andare? Aspettare ancora? Non sembrava avesse intenzione di spiovere. La situazione intanto si faceva sempre più critica. La via era in discesa, e si stava formando un fiumiciattolo d’acqua che scorreva giù: cominciavo a sentirmi l’acqua nelle scarpe. Si sentiva anche puzza di fogna nell’area, probabilmente queste erano straripate. E la cappotta stava cominciando a cedere: aveva cominciato a gocciolare anche all’interno, sempre di più, alle volte anche facendo ampie spruzzate. A momenti non sarebbe più stato un luogo sicuro, già cominciavo a bagnarmi. A quanto pareva mi sarei dovuto arrendere alla pioggia e permetterle di mettermi i piedi in testa. Forse ero stato un po’ troppo incauto nello sfidarla. Mi sarei fradiciato dalla testa ai piedi però: non avevo né un ombrello né tantomeno un cappuccio. E nello zaino della palestra avevo cose che volevo evitare che si bagnassero. Ho cominciato a pensare a cosa potessi sfruttare, della roba presente al suo interno, ma erano per lo più panni sudati. A meno che… si, era l’unica! Spalmato contro la vetrina del negozio per evitare l’acqua filtrante, ho tirato fuori l’accappatoio dallo zaino. Me lo sono agganciato addosso appendendomi il cappuccio in testa, l’ho fatto passare sopra allo zaino alle mie spalle per proteggerlo, ed ho abbandonato la cappotta un attimo prima che perdesse la sua utilità. Così me ne sono tornato a casa con un accappatoio blu avvolto tipo mantello, con Anzio così allagata che le scarpe affondavano nell’acqua e la gente che da dentro i ristoranti mi guardava strano. Ed è stato divertente.

giovedì 24 ottobre 2013

Forestiero

Qualche giorno fa andavo a lavoro, attraversavo la piazza, e passavo invisibile tra la gente, come sempre. È stato in quel momento che mi sono reso conto che io ho sempre vissuto da forestiero anche nel mio stesso paese. Forse è per questo motivo che mi sento così a mio agio quando il forestiero lo sono davvero, all’estero.

giovedì 17 ottobre 2013

giovedì 3 ottobre 2013

Piccole cose che fanno sorridere

Stasera a lavoro si è rotta la spina del computer, e quindi la radio online ha smesso di funzionare. Per non lasciarli nell’assoluto silenzio ho attaccato il mio cellulare alle casse e gliel’ho lasciato, nonostante io non mi sia mai sforzato a passarmi canzoni sull’Iphone e quindi non ne avessi molte, o molta scelta. La mia musica invece ha suonato una bomba li dentro! Non solo è piaciuta a tutti, ma mi ha trasmesso un infinita gioia di vivere: tra una consegna e l’altra, o in chiusura, non ho fatto che ballare e cantare come un dannato.

Ero a tavola da solo a mangiare, verso fine serata. C’era una coppietta seduta al tavolo davanti al mio: avevo lui di spalle e vedevo lei in faccia. All’improvviso è passata allo stereo una canzone che iniziava con l’effetto sonoro di una macchina che passava sfrecciando a 200 km/h. Ho visto lei spalancare gli occhi ed alzare subito lo sguardo verso la porta per controllare la strada, spaventata. Fino a che la canzone non è partita e lei si è resa conto che non era altro che lo stereo. Il ragazzo è stato a prenderla in giro per dieci minuti, e se la sono risa di tutto gusto. Io sono stato a testa bassa a ridere per almeno mezz’ora, invece.

sabato 21 settembre 2013

Amore

Mentre, sdraiato a terra accanto a lei, la mia mano le sfiorava il volto rilassato con una delicatezza che rasentava il divino, tra me e me pensavo che molto probabilmente in vita mia mai mi sarebbe capitato di accarezzare una donna con altrettanto amore immenso.

Chissà se sei in grado di rendertene conto, gattina mia.

venerdì 13 settembre 2013

Seratine calde

La passeggiatina imprevista a mezzanotte passata, da solo, con la musica nelle orecchie, con il freschetto serale, per fare un favore a qualcuno, è stata incredibilmente piacevole. Ci vorrebbe tutte le sere. Se solo avessi un motivo! Forse dovrei cominciare a portare fuori il gatto…

giovedì 12 settembre 2013

Live, 1° round

Sun Tzu – L’arte della Guerra.

Un manuale di strategia bellica risalente alla Cina arcaica i cui contenuti sono considerati attuali ancora in epoca moderna. Si dice, infatti, che i consigli contenuti al suo interno siano universali e che siano validi per qualsiasi guerra, anche per le attuali strategie di consumo e di mercato della nostra società, ad esempio. Beh, a me non è piaciuto proprio per niente. Lo avevo comprato perché mi sono sempre divertito a fare lo stratega, e dunque speravo che mi ci sarei ritrovato. Invece il libro non è altro che una serie di concetti astratti elencati uno dietro l’altro. Non è nemmeno discorsivo, non segue un filo, un discorso, sono quasi tutte frasi a se stanti, isolate tra loro. E questi stessi consigli molto spesso non sono nemmeno concreti, chiari, espliciti, ma velati con delle metafore che vanno a libera interpretazione da una persona e l’altra. A mio avviso, questo libro non dice proprio nulla.

F. Scott Fitzgerald – Il Grande Gatsby.

Si dice che i libri siano sempre più belli dei film. Era quello che mi aspettavo anche in questo caso: dopo essere rimasto completamente affascinato dal film, avevo sperato di trovare nel romanzo qualcosa di ancora più profondo. Un titolo, dunque, sul quale avevo molte aspettative, e che invece mi ha incredibilmente deluso. L’ho trovato innanzitutto incredibilmente noioso. I personaggi poco caratterizzati, la storia che per tutta la durata del libro ti da l’impressione che debba ancora ingranare, le lunghissime ed inutilissime parti descrittive, l’incapacità dell’autore di mettere in risalto le frasi o i fatti veramente importanti. Devo dire la verità, l’ho letto molto distrattamente, perché mi annoiava, ma ho fatto fatica a seguire la storia nonostante la conoscessi già bene per il film per quanto è stata trattata in modo oscuro, poco chiaro. Rispetto al film, pieno di vita, di colori, attento ai minimi particolari, nitido sulla trama e sulle emozioni, con i personaggi carismatici, il libro sembra grigio, apatico, trascurato. Se proprio dovete, vi consiglio di leggerlo prima di vedere il film, o potrebbe irrimediabilmente cambiarne il giudizio. Poi boh, magari è semplicemente che io non sono fatto per la lettura e che quindi uno scritto non riesco a valorizzarlo quanto si dovrebbe.

Franz Kafka – La Metamorfosi.

Ero convinto che fosse una favola scritta durante l’età dell’oro dell’antica Grecia o dell’antica Roma, perché a scuola ricordavo di aver letto questo titolo in relazione a quel periodo e la cosa mi era rimasta impressa senza motivo. Ci sono rimasto incredibilmente male quando ho visto che era un testo abbastanza contemporaneo. Kafka l’ho odiato un po’, mentre leggevo questo libro da me più volte reputato completamente “inutile”. Innanzitutto è cortissimo: ero convinto che il romanzo stesse ancora per iniziare, per ingranare, che quella fosse solo la parte introduttiva, quando invece la pagina dopo ho scoperto che era finito (l’altra metà libro erano altri racconti di Kafka). Ma ciò che più mi ha infastidito è che nell’intero racconto non succede assolutamente nulla: la storia è statica, immobile, non si muove e non si evolve, si potrebbe quasi dire che più che un racconto sia la descrizione di una condizione. L’unico punto a suo favore è che nonostante tutto è riuscito a non annoiarmi. L’atmosfera è molto cupa, asfissiante, claustrofobica, ma immagino che questo fosse nelle sue intenzioni.

Sigmund Freud – Il Sogno.


Questo si che è stato interessante. Lo avevo preso con scetticismo, più per curiosità che non per altro, perché non credevo molto all’interpretazione dei sogni: la consideravo una scienza arrangiata, che poggiava le sue basi solo su supposizioni visionarie, niente di concreto che potesse essere misurabile con strumenti scientifici o che potesse essere concretamente provato. Invece Freud mi ha dovuto far ricredere. Sono rimasto molto stupito da quanto, attraverso la sola osservazione, sia possibile dimostrare un fenomeno o creare un sistema perfettamente valido. Sistema che, così incredibilmente coerente e logico, Freud non ha avuto problemi a farmi accettare. Già dai primi capitoli non avevo più dubbi a proposito della validità dell’interpretazione dei sogni. Che poi ciò che ho apprezzato di più di Freud è stata proprio la sua chiarezza e la sua limpidezza nello spiegare, cioè il suo stile di scrittura. Più che uno scritto di carattere scientifico, sembrava che Freud fosse lì a prendere un caffè ad un bar seduto di fronte a te, a spiegare ad un amico alcune idee nuove che gli erano venute in mente, e senza pretendere nessuna conoscenza di psicologia alle spalle, partendo proprio da zero. È un testo per chiunque. E la sua lettura è di una tale facilità che difficilmente sarebbe possibile non capirlo. Poi lui è talmente bravo a sintetizzare ed a spiegare, che la lettura diventa anche piacevole. Se a questo stile così pulito si aggiunge anche l’interessantissimo contenuto del libro… beh, ecco a voi il nostro best-seller! La casa editrice ha riportato solo alcuni dei saggi di Freud che normalmente compongono le edizioni integrali de Il Sogno, e secondo me nemmeno ha scelto i più interessanti, ma è stata una lettura estremamente istruttiva oltre che piacevole. Una cosa mi ha colpito più di tutte le altre. Con quanta facilità l’indole umana è tentata dal desiderare la morte altrui, per motivi anche molto semplici in realtà (ad esempio desiderare la morte di un fratello per la gelosia delle attenzioni dei genitori). Fortunatamente sono desideri inconsci, sopiti ed inattivi dentro di noi, grazie ad un organo psicologico che effettua una censura sulle idee, una specie di buon senso (che durante il sonno però è inattivo, e quindi attraverso le analisi dei sogni è possibile risalire a queste pulsioni), ma esistono. Fa impressione pensarci. E fa ancora più impressione se si pensa che a tanta gente pazza fuori di testa questo organo di censura potrebbe non funzionare.


P.S. Si lo so mi sono spiegato male, ma non mi va di sistemare *pigrizia time*

martedì 10 settembre 2013

Storie con finale scarso

Ieri sera facevo un favore a mio fratello ed accompagnavo lui e la ragazza in macchina verso Latina. Era una giornata un po’ nuvolosa, ventosa, di quelle che ti sembrano il primo assaggio dell’inverno che sta tornando. Sapevo già da prima di uscire di casa che guidare di notte, su uno stradone sgombro, con quel tempo, specialmente al ritorno da solo, mi avrebbe rattristito un po’. Era un tempo molto malinconico.
Eravamo a metà strada, quando all’improvviso ho sentito un odore, un profumo. Era buono. Ma il fatto particolare era che mi risultava incredibilmente familiare. Anche più di questo: era un odore quasi intimo, con il quale sapevo di avere avuto molto a che fare, forse da piccolo. Mi rilassava, mi coccolava, mi faceva sentire bene. Cercavo di capire cosa fosse, lo conoscevo bene, ma la mia mente proprio non riusciva a ricordare. Che mio fratello avesse come al solito usato uno dei miei profumi? Forse per quello mi era così familiare. Ma no, mi rimandava più ad un immagine femminile. Che fosse il profumo della ragazza? Magari ne usava uno simile a quello di Serena. O forse a quello di Erika, vista la sensazione di lontananza dal presente. O forse era semplicemente qualche odore della macchina, che non era mia.

Solo al ritorno, parecchio tempo dopo, quando nemmeno ci stavo più pensando, la risposta è arrivata chiara e limpida alla mia mente: era l’inconfondibile profumo delle salviette umidificate (che si trovavano in macchina). La cosa mi ha lasciato un po’ confuso.

domenica 8 settembre 2013

Newton Compton Live

È uscita una collana di libri chiamata Live in questi ultimi mesi. È una ristampa di vecchi classici di tutti i tempi, dai letterati di epoca greca e romana ai filosofi dell’epoca moderna, dagli antichi poeti cinesi ai famosi scrittori italiani degli ultimi secoli. La caratteristica principale di questa collana è il costo dei singoli libri, di 0,99 euro l’uno. In secondo luogo, la loro grandezza: sono tutti molto piccoli, di circa 120 pagine l’uno (in realtà il contenuto è stato adattato al numero di pagine riducendo o aumentando la grandezza dei caratteri).
Voi sapete benissimo che io non sono mai stato particolarmente attratto dalla lettura. Fondamentalmente perché mi scoccio. Si, la causa è sempre questa mia tremenda pigrizia mentale. Magari una volta cominciato un libro, leggere mi piace pure, ma è il primo passo che mi frega: guardo un libro, guardo il suo spessore, e già penso “uff, che palle, non mi va”.  Di conseguenza non sono mai stato uno che compra libri, perché sono uno che sta sempre molto attento alle spese ed ovviamente non spendo soldi per qualcosa che non mi interessa.
Ora: la pigrizia è un fatto psicologico. E come tutti i fatti psicologici, c’è sempre il trucchetto per aggirarli e fregarli. Nel mio caso, la chiave del sistema è la grandezza. Voi mettetemi davanti un testo suddiviso in capitoli brevissimi o in tanti sottocapitolini: io me lo divoro! Perché? Perché è diviso in tante piccole frazioni, la mia mente pensa “mh, in questo libro puoi fermarti quando vuoi Ale, tra un capitoletto e l’altro: non ti creerà troppo impegno”, e va a finire che un capitoletto tira l’altro.
Dove sta, dunque, l’efficacia di questa collana Live nel mio caso? Innanzitutto li vedo a 0,99 euro e penso “vabbè, a sto prezzo si può pure fare, anche se sto spendendo soldi per qualcosa che non rientra tra i miei itneressi”. In secondo luogo li vedo così piccoli, di così poche pagine, e la pigrizia viene ingannata: penso “massì dai, sono così piccoli, quanto vuoi che possano scocciarti? Al massimo. pure se ti annoiano, finiscono subito. Si può pure fare”, ed uno tira l’altro come per i capitoletti. La combinazione vincente, sempre nel mio caso, è stata l’aver associato questo prezzo, questa grandezza, ai grandi classici. Perché se c’erano dei libri che mi avevano sempre attratto e tentato alla lettura, questi erano proprio i grandi classici. Sin da quando li studiavo a scuola avevo sempre avuto la curiosità di leggerli, di scoprirli, di capirne l’importanza, anche per un semplice fatto di accrescere la mia cultura. Ma ero sempre stato bloccato dalla pigrizia. Almeno fino ad ora.

Ho comprato circa una quindicina di libri di questa collana, ed alcuni li ho anche già letti. Mi piacerebbe recensirli mano a mano che li leggo, magari a gruppetti di tre o quattro per volta. Vediamo ^^

domenica 1 settembre 2013

Assurdità

Mi sto rendendo conto di quanto il sesso influisca positivamente o negativamente, a seconda dei casi, sull’autostima di un uomo.

È assurdo. E tremendamente sbagliato.

venerdì 30 agosto 2013

Gioie e delusioni

Che bello quando vedi un amico esplodere dalla felicità in seguito ad una notizia appena ricevuta. Tanto da abbracciarti, tirarti su di peso e cominciare a saltellare come un matto. È veramente una gioia.

mercoledì 28 agosto 2013

Tempeste

Rimarrei ore affacciato alla finestra aperta mentre fuori c’è la tempesta di pioggia, vento e lampi. La potenza sovrannaturale mi eccita da morire. Allo stesso tempo mi spaventa, ma questo ne aumenta solo di più l’effetto. Quando poi vedi quel lampo bruciare il mare, o quando senti quel tuono caduto vicino urlare cosi forte da farti avere paura della morte… mio dio, per me è come se fosse kryptonite, mi infonde una potenza ed una determinazione che non mi spiego.

***

Oggi ho visto due trombe d’aria invece. Si sono formate in lontananza, a mare, e quando hanno cominciato a sfiorare il livello dell’acqua questa si è alzata tutta intorno ai vortici. Poi è arrivata una scarica pazzesca di tuoni e lampi, ne arrivavano anche quattro contemporaneamente, e nemmeno molto lontani. Infine la tempesta di vento e pioggia che ha impedito ogni tipo di visuale. Non ho parole *.*


martedì 27 agosto 2013

Ultimamente...

Ultimamente non riesco più a divertirmi molto, la noia regna sempre incontrastata. È come se non mi bastasse più, come se avessi bisogno di qualcosa di più (più intenso? Più divertente? Più adulto?).

Io sono sempre stato un passo indietro a tutti i miei coetanei per quanto riguarda le tappe della vita. Le ho raggiunte sempre in ritardo, quando per gli altri già non era più una novità. Che stia raggiungendo, anche stavolta in ritardo, la fase in cui sento il bisogno di cominciare a divertirmi in modo più adulto?

domenica 25 agosto 2013

Talenti

L’altro giorno parlavo di ingegneria, ma ci sono altre cose per le quali a volte mi stupisco di essere molto portato.
Una di queste è la fotografia, ma non ho mai avuto il coraggio di approfondirla o addirittura di esercitarla.

Un altra è da tiratore. Quando ero piccolo alle feste di paese andavano molto quelle bancarelle di giochi in cui dovevi sparare alle lattine con pistole a piombini, ed i barattoli cadevano sempre uno dopo l’altro con grande facilità e precisione. Ma più che altro me ne sto accorgendo in questi ultimi anni che sto giocando al laser game. Al di la dei punteggi sempre medio-alti, quello che tutte le volte stupisce me ed il proprietario del locale è la statistica della mia precisione, che è altissima. La precisione sta ad indicare quanti colpi, tra tutti quelli sparati in una partita, vanno a segno sul bersaglio. In media si aggira sempre intorno al 15%, poco più, poco meno. Io invece sto sempre tra il 40% ed il 50%, che è altissima. Il fatto è che ogni volta che intravedo un avversario mi basta alzare il fucile e sparare un colpo solo per colpirlo, mentre altri invece hanno bisogno di sparare diversi colpi per vedere dove finisce il proiettile ed aggiustare così la mira. In gergo militare è un abilità che si chiama “un colpo un morto”, e credo mi appartenga. Forse sarei un ottimo cecchino.

venerdì 23 agosto 2013

Scauri

Viaggiare da solo mi piace proprio. Passeggiare specialmente, la sera, così, all’avventura, senza meta. Un luogo tutto nuovo da esplorare, mentre girovago anonimo ed invisibile tra la folla in cerca di un imprevisti casuali o di occasioni interessanti che possano dare un senso alla serata (che non arrivano mai). Se poi si tratta di un luogo che da piccolo conoscevi già, il fatto di poterlo ora esplorare liberamente ed indipendentemente aggiunge in più quella sensazione di età adulta ormai raggiunta.


sabato 17 agosto 2013

L'odore della libertà

Un po’ di libertà la sto assaporando. Fosse per me continuerei a passare le giornate chiuso in casa in realtà, e ciò non so se derivi dalla mia pigrizia o se dall’università che mi ha abituato a doverci stare (la non-libertà dovuta all’abitudine anche dopo essere diventati liberi di cui parlavo in quel vecchio post). Tuttavia sto venendo spesso trascinato fuori da qualcuno, e non sto opponendo tanta resistenza quando accade. La maggior parte delle volte si tratta di cose inutili, di cose poco produttive, di cose che mi annoiano e che non mi interessano: tempo perso praticamente. Ma la grande differenza, ora che sono libero, è che mi fermo a riflettere e penso “ma tanto con sto tempo adesso che ci devi fare? A che ti serve?”. A niente, e dunque non mi arrabbio più né mi faccio rodere. Anzi, sprecare tempo era tutto ciò che avrei voluto fare una volta laureatomi. E questa è la vera preziosità dell’essere liberi.

giovedì 8 agosto 2013

Nevagivapp

Da bambino pensavo che la mia non normalità mi avrebbe precluso molte cose nella vita. Ad esempio avevo una paura fottuta che non mi avrebbero mai dato la patente, che non mi avrebbero mai ritenuto in grado di guidare, e la cosa mi incupiva molto.
Alla riunione d’area dei Leo (parentesi gongoleggiante: organizzata dal nostro club qui ad Anzio :3 ) ho conosciuto un ragazzo sulla sedia a rotelle con un handicap al cervelletto, incapace di esprimersi chiaramente, incapace di utilizzare le proprie dita e le proprie mani in modo funzionale, incapace di controllare la fuoriuscita delle proprie emozioni in modo adulto e composto, forse incapace di essere autosufficiente. Questo stesso ragazzo tuttavia è laureato in psicologia, è un rinomato maestro taoista, è un insegnante di arti marziali, viaggia addirittura molto per lavoro, venendo in macchina alla riunione ha dato preziosissimi suggerimenti al nostro presidente distrettuale su come evolvere determinati service, ed ho sentito che va sempre all’avventura, anche accampandosi da solo in tenda.

Piccole cose che fanno aumentare la fiducia verso questo mondo.

domenica 4 agosto 2013

Todis Quartet

La musica dal vivo è qualcosa di meraviglioso, di potentissimo. A me riempie il cuore di gioia, mi fa provare una serenità indescrivibile. Non so quanto darei per saper cantare come quella donna, per saper tenere il ritmo come quel batterista, per saper suonare come quel bassista, per essere sciolto come quella pianista. Anche solo una di queste cose, mi basterebbe. Anche se dovessi semplicemente cantare per strada, così, ad Anzio, fuori ad un localetto serale, alle sole persone che passano di li per caso e che si fermano ad ascoltare. Vorrei saper fare musica, e riempire di gioia i cuori della gente.

mercoledì 31 luglio 2013

Lusinghe

Ci sono alcune persone anziane che, nonostante i segni dello scorrere del tempo comincino a manifestarsi sulla loro lucidità, hanno la consapevolezza di essere state delle persone di un certo spessore, di avere avuto una vita interessante, di aver sempre custodito dei valori importanti, di essere state persone intelligenti. E solo guardandole negli occhi capisci che è veramente stato così, che sono state persone speciali. Quando questo tipo di persone vedono in te qualcosa che è appartenuto a loro, quando ti rispecchiano in loro stesse, quando ti fanno sentire che stai seguendo il loro stesso cammino, che possiedi le loro stesse qualità, la loro stessa intelligenza, le loro stesse potenzialità, quando si rivolgono a te usando il “noi siamo”, come se facessimo parte della stessa categoria “speciale”, e ti danno consigli saggi sul futuro, su come dovrai comportarti, su come conservare le tue qualità ed ampliarle… è sempre una lusinga.

domenica 28 luglio 2013

Cose che...

Cose che si ha il bisogno di chiarire. Cose che si preferisce non dire più. Cose crudeli che vengono alla bocca spontaneamente. Silenzio ed occhi fissi sul biancore argenteo di una luna riflessa nel mare buio. Cose che alla fine si dicono ugualmente. Cose false. Cose dette con sincerità. Non è vero. Cose che solitamente sono l’unica cosa che vorresti e che non vedi mai accadere, che improvvisamente accadono solo per convenienza. O forse no.

***


Cose che alle volte ti basta solo ascoltare un parere esterno e ti crolla tutto.

giovedì 18 luglio 2013

Mi sono laureato

Mi sono laureato.
Ancora non mi sembra vero, non riesco a realizzare. Ma quando lo farò, sarà sicuramente una grandissima liberazione. Cinque anni di elementari, tre di medie, cinque di superiori, cinque di università. Erano diciotto anni che non ero libero da un impegno così grande come quello della scuola, dello studio. Da sempre, potrei dire, visto che prima di questi diciotto anni della libertà non sapevo nemmeno cosa farne, cosa fosse, quanto valesse, come sfruttarla. Da oggi sarà un mondo tutto nuovo. Ma, come mi dicevano proprio stasera, devo sempre tenere a mente che non si tratta della fine, ma solo dell’inizio.


Credo che da questo momento in poi cambieranno molte cose nella mia vita. E non intendo dire che da domani potrò andare a mare o che potrò concentrarmi di più sulla scrittura. Non parlo di libertà, e non parlo nemmeno di conseguenze immediate. Questi cambiamenti credo che avverranno tra mesi, forse anche un anno. Venendo meno lo studio, che prima aveva un ruolo così grosso ed invadente nella mia vita, è normale che da ora in avanti cambieranno molte delle priorità che avevo. Molti degli equilibri e molti dei bisogni non saranno più gli stessi. La bilancia potrebbe cominciare a pendere più da una parte che da un'altra rispetto a come era prima. E con il tempo (perché sono cambiamenti che hanno bisogno di mesi per essere assimilati) potrei rendermi conto che ciò che ho adesso non sarà più adatto alla nuova situazione, alle nuove esigenze, che molte cose non mi soddisferanno più, che non saranno più idonee, necessarie. È a quel punto che potrei decidere di cambiare molte cose.

sabato 13 luglio 2013

Bolle di sapone

Sono già due o tre volte che, tornando dalla palestra, la sera, trovo un signore in piazza. Non so se sia un artista di strada, ma si è inventato un sistema molto semplice per creare delle gigantesche bolle di sapone. Una volta mi sono fermato a vedere, e gliene ho vista fare una grande quanto un automobile. Questa si è messa a fluttuare nell’aria leggera, morbida. Faceva difficoltà a mantenere una forma sferica, quindi tutta la sua superficie si muoveva in modo ondoso ed irregolare: si stringeva, si riallargava, curvava, gli si facevano bozzi qui e li. E nel frattempo, lucida com’era per il sapone, rifletteva tutti i colori metallizzati dell’arcobaleno. Sembrava avere vita propria, sembrava una qualche specie di forma aliena, è stato uno spettacolo meraviglioso il solo vederne una.
Tutte le volte che passo lì, trovo un infinità di bambini che saltano e giocano intorno a lui cercando di rincorrere e catturare la bolla. L’ultima volta aveva anche modificato il suo attrezzo in modo da fare tante piccole bolle invece che una grossa. E tutte le volte trovare questa scena mi fa sorridere. Non so se sia un artista di strada, non mi pare di aver visto bicchieri per le monetine, anche se ammetto di non averci fatto caso. Magari lo fa solo per far divertire i bambini. In tal caso sarebbe veramente una persona da stimare.

martedì 9 luglio 2013

Mario Biondi

Sono stato al concerto di Mario Biondi, all’Auditorium di Roma.
Che dire, è stato bellissimo. La musica di Mario Biondi non è esattamente quel tipo di musica che ti fa cantare a squarciagola, che ti fa saltellare battendo le mani, che ti fa scatenare (anche se ho cantato, sono stato tutte le canzoni a tenere il tempo con le mani travolto dall’entusiasmo del pubblico, la gente si è alzata in piedi a ballare, ed io mi sono scatenato sul posto), ma come ti inebria i sensi! È musica forse da ascoltare mentre si sorseggia un vino di altissima qualità, quando le luci sono soffuse, quando c’è una certa intimità con altri o con se stessi. È un jazz finissimo, che ti entra nell’anima e preme il bottone “amplifica sensazioni”, che ti fa ringraziare di essere al mondo per poterne ascoltare la delicatezza. E la voce di Mario Biondi è la ciliegina sulla torta. Se la musica è un vino di altissima qualità, la sua voce così calda, bassa e profonda, che alle volte diventa quasi una vibrazione che ti colpisce direttamente al cuore, è paragonabile ad una crema di liquore che, scendendo giù per la gola, è dolce ma allo stesso tempo ti fa bruciare il petto e ti scalda dentro.
Le canzoni non le conoscevo (tranne un paio), perché erano di un cd nuovo, ma quando ascolti jazz poco importa se conosci o meno: dal vivo è sempre travolgente. Poi l’orchestra era qualcosa di meraviglioso, i musicisti erano veramente di alto livello. Vi dico solo che sul palco ho contato circa 25 strumenti, ed i musicisti erano circa 12: sapevano suonare di tutto ed alternavano strumenti come se niente fosse, dovevano essere dei mostri della musica. E che musica che hanno fatto, infatti! Mario Biondi stesso, forse non tutti lo sapete, ma è un artista di uno spessore incredibile, è uno degli artisti italiani più conosciuti nel mondo di tutti i tempi. Collabora con produttori americani, artisti inglesi, band new yorkesi, artisti come Stevie Wonder, il famosissimo tipo che scriveva le canzoni a Michael Jackson ora le scrive anche per lui, eccetera. Insieme a lui c’erano altre due voci che gli facevano il coro o che duettavano con lui in assenza degli altri artisti presenti nell’album. Ed erano anche bellissimi da vedere, lì in piedi a ballare sul posto. Lei che si muoveva in modo molto femminile stringendo nel proprio pugno la sua lunghissima gonna per tirarla leggermente su, lui un ragazzetto nero perennemente sorridente con le treccine lunghe fino al sedere (che era un piacere vedere oscillare). Avevano tantissima presenza scenica, hanno attirato tantissimo la mia attenzione. Che poi il bello dei concerti è proprio questo: che puoi concentrarti su qualsiasi dettaglio tu voglia. Puoi benissimo fissarti a guardare un solo musicista e cercare di estrapolare, in base ai suoi movimenti, il suono del suo singolo strumento da tutto quel trionfo di musica, per capire quanto importante sia il suo contributo. Che poi, vogliamo parlare di quanto meraviglioso sia guardare un batterista che suona jazz? Penso sia uno dei generi che più gli lasciano libertà di espressione. Guardare un batterista che suona jazz è come guardare un bambino che gioca e si diverte. Ma non da meno sono gli assoli di chitarra elettrica e di pianoforte: Dio solo sa cosa fanno con quegli strumenti!
Insomma ne è valsa la pena.

P.S. Poi ti affacci in pieno pomeriggio dalla terrazza del Pincio, di notte imbocchi lo stradone che sul fondo ha l’imponente Vaticano tutto illuminato, e capisci che forse Roma è la città più bella del mondo


sabato 15 giugno 2013

Disco Graveyard

Stasera ci siamo fermati sulla collinetta che altro non è che il piazzale davanti il cimitero. Si vedeva la strada dall’alto, gli alberi nel buio, era silenzioso, si stava bene. Ma a qualche metro da noi c’erano le tombe, si intravedevano benissimo dalle inferiate. E ad una certa lui ha messo la musica a palla, così come aveva fatto per tutta la serata, così come fa sempre. La prima cosa che ho pensato è stata la mancanza di rispetto per i morti, mi è dispiaciuto un po’, mi sono sentito a disagio. Ma a ripensarci ora… oh, credo faccia piacere pure ai morti ascoltare un po’ di buona musica ogni tanto, invece del solito noioso silenzio, no? Peccato ci fossero pure delle canzoni di Vasco in mezzo. Per quelle si, vi chiedo scusa.

martedì 11 giugno 2013

Next trips

Next trips:
_All’Aquila, da Daniele.
_A Cagliari, da Matteo.
_A Tenerife da Aldo.
_In Giappone da Shihomi.
_Crociera.

lunedì 10 giugno 2013

Giudizi

Sono stato accusato di essere uno che dedica tutta la propria vita ai Leo, che li mette sempre al primo posto, e mi sono reso conto di una cosa molto positiva: io do il meglio di me in tutto quello che faccio, sempre. Che siano i Leo, il canto, il teatro, il lavoro, un incarico, un favore, un hobby, o un qualsiasi altra cosa, ci metto sempre il massimo che io possa dare, lo faccio con passione. E questa è una gran cosa, mi fa sentire in gamba. La superficiale dichiarazione che mi è stata fatta proveniva da una persona che mi conosce solo nell’ambito dei Leo, una persona altrettanto superficiale che non potrebbe mai nemmeno arrivare a concepire come l’immenso impegno che mi vede mettere nei Leo possa essere applicata a più di una cosa per volta.

lunedì 3 giugno 2013

Sundae night

Ci sono certe sere che la compagnia è quella giusta, anche il luogo, l’atmosfera, la disposizione del cuore, i dialoghi. Come quando si sta accanto ad un fratello, in faccia al mare di notte, in piedi in equilibrio precario su un gigantesco tronco di un albero trascinato dal mare sugli scogli di cui mi sarebbe piaciuto conoscere la storia. E si parla di cose che fanno male, di giri del mondo, di prospettive per il futuro, di sogni, di filosofie di vita. Momenti così belli, discorsi così profondi, che ti piacerebbe avere una loro descrizione dettagliata messa per iscritto, averli registrati, averne un video come in un film, per non dimenticarli mai.


venerdì 31 maggio 2013

Colpi bassi

Poi sei per strada, piove con il sole, e tu vorresti aprire le braccia e sorridere al cielo come se fosse una pubblicità degli assorbenti.

venerdì 24 maggio 2013

Paragoni

Ci sono cose dalle quali alcune persone non possono difendersi, che sono impossibili da nascondere. Che molto spesso non dipendono nemmeno da noi, ma che sono state causa di una sofferenza infinita, che hanno lasciato dei traumi. Ci sarà sempre qualcuno pronto ad usare queste cose per ferirti, ma le cose impossibili da nascondere non andrebbero mai negate. Per quanto difficile possa essere, una disarmante ammissione è la reazione più matura che si possa avere.

martedì 21 maggio 2013

Dieci e dieci


Probabilmente non ne ho scritto e non ne ho parlato ancora con nessuno perché non ho dato molto peso alla cosa, ma questa estate mi sono reso conto di avere le gambe storte. E per storte intendo traslate verso l’esterno. Non sono i miei piedi ad essere a papera, è colpa delle gambe. Me ne sono accorto in palestra, facendo determinati esercizi e trovandomi in posizioni particolari. Probabilmente so anche da cosa è stato causato. Sin da quando ero piccolo trovavo molto comoda la posizione a gambe incrociate quando mi sedevo. E crescendo ho preso l’abitudine di accavallare una gamba ogni volta che mi mettevo seduto, alternando un po’ l’una e l’altra. Cosa che non riesco ad evitare di fare tutt’ora. Questa cattiva postura, mantenuta per cinque, dieci, quindici anni, deve aver lentamente cambiato la mia fisionomia naturale. Per ora questa cosa non mi da nessun tipo di problema (a parte i piedi a papera antiestetici >.>’’). Però mi chiedo se quando invecchierò non porterà fastidiose conseguenze.
Pensare di poterle rimettere a posto facendo il procedimento inverso credo sia fuori discussione. Oltre a volerci chissà quanti anni, la posizione da seduto che dovrei assumere è troppo innaturale. Potrei perlomeno sforzarmi di ricordarmi di non tenere le gambe accavallate da ora in poi. Per non peggiorare ulteriormente le cose. Se mi vedete così, rimproveratemi.

mercoledì 8 maggio 2013

Come back soon


Eh si, è un periodaccio per la scrittura. Ora come ora sono assorbito da troppe cose. Ma sono solo in pausa: tornerò!

lunedì 29 aprile 2013

Che nostalgia piacevole


Quel soffitto pieno di tubature, crepe e ragni alla fine è stato ristrutturato. Ma io lo ricordo ancora benissimo così com’era.
Che nostalgia piacevole.

sabato 27 aprile 2013

Eh già


È sempre meglio parlarne delle cose. Anche se poi non si risolve nulla, ma è sempre meglio parlarne.

giovedì 25 aprile 2013

A-ha!


Comincia veramente a rompermi il cazzo questa cosa di dover stare sempre a scrivere tutte le cose che faccio. È diventato un dovere più che un piacere, ed in questo periodo sono veramente poco incline ad accettare quello che mi viene presentato come un obbligo.
Rivoluzione!

domenica 31 marzo 2013

Verso l'infinito, e oltre!


Mi sarebbe piaciuto scrivere molte cose prima di partire, compreso un post per il viaggio, ma negli ultimi giorni mi sono stati con il fiato sul collo e non ho avuto tempo per fare nulla. Conto, però, di riuscire a scrivere qualche post da lì e, internet permettendo, magari di riuscire anche a postarli. Forse mi illudo, ma con il fatto che starò da solo ho l’impressione che in appartamento avrò molto tempo libero, anche al di la della scrittura del diario.
Quindi non mi resta che augurarvi buona pasqua, mentre voi mi augurerete buon viaggio. Via, verso una nuova avventura! Ci si vede l’8! ;-)


lunedì 25 marzo 2013

Amici


Mentre mi parlava lo guardavo sorridendo. Mi stava raccontando del suo dolore, della sua sofferenza, ma io ascoltandolo parlare mi rendevo conto della sua maturità, della sua consapevolezza del mondo, e del fatto che un giorno sarebbe diventato un grande uomo.

lunedì 18 marzo 2013

sabato 2 marzo 2013

Death & Empire


Sono stato ad un funerale qualche giorno fa. Nessuno che conoscessi o che mi riguardasse, quindi la mia mente è stata impegnata a guardarsi intorno con occhio critico ed obbiettivo. È assurdo, i funerali sembrano fatti apposta per farti soffrire ancora di più per una persona che ti è venuta a mancare. Per farti soffrire di nuovo. Per farti soffrire più del dovuto. Per non parlare della camminata a piedi fino al cimitero. Ero in prima fila, subito dietro al carro, e dietro di me ho avuto quattro signore che per tutto il tempo, mezz’ora o venti minuti che siano stati, non hanno fatto altro che urlare in continuazione, ad alta voce, in coro:
«Ave Maria, piena di grazia, il signore è con te, tu sei…»
«Ave Maria, piena di grazia, il signore è con te, tu sei…»
«Ave Maria, piena di grazia, il signore è con te, tu sei…»
Una cosa inquietantissima, lugubre da morire! Hanno fatto un ansia ed un angoscia assurda per tutto il tragitto a me, che non ero minimamente toccato dalla morte della persona, quindi immagino che tortura psicologica possa essere stata per i cari. Mi ha dato proprio l’impressione, sì, che il tutto sia organizzato in modo da farti soffrire il più possibile perché “è giusto così”. Una crudeltà immane.
Ma il mio occhio è andato anche al di la del funerale, ad analizzare con criticità lo svolgimento della messa in generale. Ho guardato con attenzione tutti i dettagli della cerimonia. E mi sono reso conto di cose non avevo mai notato. Quando ero piccolo e frequentavo la chiesa dovevo essere stato talmente tanto ubriacato del fatto che quella fosse la normalità, che non mi era stato possibile vederle. Invece adesso, con occhio esterno, mi balenavano davanti in modo chiaro e nitido. I movimenti del frate consistevano in una serie di rituali precisi, una serie di mosse con un ordine ed una sequenza ben stabiliti. Il luogo dove posizionare il calice, quante pieghe dovesse avere il fazzoletto ed in quali punti, quante volte il bordo dovesse essere strofinato in senso orario e quante in senso antiorario, il modo in cui dovevano essere richiuse e riposte le boccette di acqua santa (?), e via dicendo. Una rigidità che mi ricorda altre religioni. Una rigidità di cui credevo che il cristianesimo fosse privo. Ed ancora, frasi che vengono ripetute tre volte di fila, come fossero formule magiche. Un testo dal quale, ad ogni messa, viene letto e spiegato un passo a buffo, che magari non ha molta attinenza con il contenuto della messa, come se bastasse leggerlo, in un punto qualsiasi, per fare in modo che sprigioni il suo potere. Il frate che pronuncia una formula ed i credenti che la ripetono in coro. Frasi di completa sottomissione ed auto-umiliazione nei confronti di Dio, come ad esempio “non sono degno di partecipare alla tua cena, ma dì una parola e io sarò salvato”. O, ancora, tutti inginocchiati ed inchinati di fronte ad un frate che tiene semplicemente un ostia ed un calice di vino alzati verso alto, talmente sottomessi da non azzardarsi nemmeno ad alzare lo sguardo, a testa bassa.
Non so voi, ma a me è sembrato, come dire, tutto così… primitivo. Ciò che ho visto non mi sembrava tanto diverso da quello che poteva essere un rito pagano dell’antica Roma. Ed i credenti… erano simili a uomini del paleolitico che credevano che gli elementi della natura fossero divinità. Ridiamo tanto e prendiamo in giro quando vediamo popolazioni di altre religioni inginocchiarsi in massa, nella piazza, in preghiera, senza mai alzare la testa, ma io non ho visto un comportamento molto diverso in chiesa. Non capisco come si faccia ancora a credere a cose del genere. E non parlo della fede in Dio, ma di rituali svolti in questo modo. Le formule magiche cantilenate ad alta voce, ad esempio. O il frate che alza un oggetto sacro e tutti che si prostrano ai suoi piedi. Mi ha fatto strano, mi ha fatto veramente troppo strano. Mi sembravano tutti quanti sotto ipnosi, tutti sotto controllo mentale, ed io l’unico sveglio che non capivo come facessero a non rendersi conto.
La chiesa è uno strumento di controllo potentissimo, mi sono spaventato veramente tanto. E tengono in pugno la mente di miliardi di persone, da sempre, rendendole pecore che seguono il pastore (per usare proprio termini cristiani). La mia stima a chi è riuscito in un impresa del genere, a chi ha costruito questo impero ed è riuscito a conquistare il mondo.

martedì 26 febbraio 2013

Post modesti


Ultimamente come non mai noto che ho una tendenza naturale ad aiutare il prossimo. E non parlo degli amici, quello è un dovere, ma di gente che nemmeno conosco. Spesso addirittura sacrificando me stesso, mettendo loro al primo posto. Spesso senza nemmeno che mi venga richiesto. Mi trovo sempre lì a riempire qualche buco lasciato dalla sfilza di egoisti passati prima di me. Su cento persone, io sono l’unico a fermarsi ed a tendere la mano.
Mi rendo benissimo conto che questo mio altruismo in realtà nasce dall’esigenza di dare agli altri quello che io non ho mai ricevuto, non lo nascondo. Devo avere avuto delle mancanze, dentro di me, che cerco in qualche modo di colmare facendo in modo che accadano a meno persone possibili. Sento il dovere di rendere la vita più facile ad una persona, se ne ho la possibilità. Questo a volte mi porta a pensare che lavori come lo psicologo, il medico, l’assistente sociale, siano i lavori a me più adatti, quelli che meglio mi permetterebbero di appagare questa mia necessità. Ma so che sarebbe la mia fine. Visto il cuore ed il sacrificio che metto dentro ognuno di questi casi, non sarei in grado di mantenere il giusto distacco e finirei con l’autodistruggermi. Non sono nemmeno sicuro che mi faccia bene adesso in realtà, nonostante la consapevolezza che questo mi rende una persona migliore delle altre: credo che in un certo senso mi consumi. Ma al momento è così che mi sento di fare, e sono contento di poter dare me stesso per il bene degli altri.
Chi ha a che fare con me deve essere proprio una persona fortunata.

domenica 24 febbraio 2013

Sessione invernale 2013


Non so più nemmeno se definirla sessione, si è fuso un po’ tutto.

TESI

A Novembre ero andato a parlare con la professoressa per l’assegnazione della tesi. Essendomi dovuto accontentare di chiunque fosse rimasto libero non avevo argomenti da proporre, ed ho fatto scegliere a lei. Ho rischiato che mi assegnasse un argomento che non sapevo nemmeno cosa fosse (aveva un nome in giapponese), ma per fortuna ha scambiato la mia faccia perplessa per un “l’argomento non mi fa impazzire”, e me l’ha cambiato con una cosa più chiara: il Santuario di Ise (uno dei santuari più importanti del Giappone). Non male, sicuramente avrei trovato molto materiale. Invece no XD Poca roba, e tutta in inglese >.< In realtà io pensavo che i testi su cui preparare la tesi li consigliasse/trovasse la relatrice, ed invece ho dovuto fare tutto da solo: la prof l’ho vista solo quella volta che mi ha assegnato l’argomento, poi non l’ho più ne vista ne sentita, nemmeno per avere consigli o dritte: completamente abbandonato a me stesso ._. Avevo intenzione di prepararla dopo l’esame di Giapponese, l’ultimo rimastomi, convinto che avrei avuto tempo. Intanto mi stavo dando una letta ad un paio di libri introduttivi sulla materia (perché, al di la dell’argomento della tesi, non ero bene affermato nemmeno sulla materia in generale). Poi mi sono trovato alle strette con l’esame di giapponese ed ho lasciato perdere la tesi, con l’intenzione di rimandarla a dopo. Poi ho ricevuto la terribile notizia: avrei dovuto consegnare la tesi pronta molto molto tempo prima di quanto mi fossi aspettato D: Il che voleva dire che dopo giapponese non avrei avuto tempo. Dopo l’esame avrei avuto circa dieci giorni per leggere tutti i materiali e scriverla: una pazzia! Ma ormai dovevo comunque rimandarla a dopo giapponese, perché tutte le mie energie erano rivolte a questo: se non l’avessi passato non mi sarei potuto comunque laureare. Poi, come se non bastasse, hanno anticipato ulteriormente la data di consegna della tesi, fino a farla coincidere con lo stesso giorno dell’orale di giapponese. Perfetto -.- Se già sarebbe stata un impresa impossibile prima, in dieci giorni, adesso avrei dovuto preparare l’orale di giapponese e la tesi contemporaneamente, rischiando di dividere le forze e di non riuscire a portare a termine nessuno dei due.

LINGUA E TRADUZIONE GIAPPONESE 3
L’ultimo esame rimasto. Ho cominciato a prepararlo molto tempo prima, ma era talmente tanta roba che non so in che modo ma mi sono ritrovato a fare tutto insieme all’ultimo, con l’acqua alla gola, come al solito -.- Sarà che quando ero ancora lontano dall’esame dividevo il tempo studiando sia giapponese che i libri introduttivi per la tesi (che poi nemmeno sono serviti). Con la data che si avvicinava, poi, mi sono concentrato solo su giapponese, ma per quanto io abbia studiato come un matto me la sono vista veramente brutta. La roba era veramente tanta, i libri erano caotici, ed oltre alle cose del terzo anno avevo anche quelle del primo e del secondo da ripassare, che avevo completamente rimosso. Poi è arrivata anche la bella notizia dell’anticipo della scadenza della tesi: dopo lo scritto mi sarei dovuto dedicare per forza quasi unicamente a questa, trascurando lo studio per l’orale. Mi sarebbe andato bene anche un 18, volevo soltanto laurearmi il più presto possibile, mi ero stufato.
Ero convinto che sarei arrivato allo scritto senza la preparazione adeguata. Ed invece devo dire che gli ultimi giorni sono riuscito a fare i miracoli ed a farmi entrare un sacco di roba in testa. Certo, la preparazione non era buona, ma era sicuramente sufficiente. La prova scritta era divisa in due parti: la prima di grammatica, con esercizi sui kanji, sul lessico, e tante altre brutte cose. Era quella che più mi preoccupava, per la quale bisognava aver studiato. La seconda invece consisteva in una traduzione di un brano, ma per quella stavo tranquillo perché tanto bastava più che altro affidarsi al dizionario (il grosso della prova stava nel tradurre caratteri mai studiati). La parte di grammatica è andata piuttosto bene, ne sono rimasto soddisfatto. Quindi credevo che ormai fosse fatta. Poi è arrivata la traduzione! Uno schifo! Non so perché, ma non riuscivo a trovare i caratteri sul dizionario o_o Nemmeno a dire che non sapessi usarlo, il dizionario. E senza i caratteri ovviamente non c’era modo di svolgere la traduzione o_o Dopo un ora stavo ancora sulla seconda riga, non avevo scritto quasi nulla, e non riuscivo nemmeno a capire. Nell’ora rimanente, preso dal panico, sono andato avanti ed ho provato a tradurre frasi a buffo, a volte partendo anche dalla fine, per non lasciare il foglio in bianco. Ma almeno in ogni frase mi mancavano sempre uno o più elementi che non trovavo, quindi non capivo. Poi ha cominciato a mettercisi pure la stanchezza: per il troppo studio dei giorni precedenti mi si era abbassata la vista, e da metà traduzione in poi ho avuto tantissime difficoltà a leggere il dizionario, scritto minuscolo. Per non consegnare in bianco ho provato a scrivere quello che avevo capito ed ad inventare le frasi a caso, ma la traduzione non era fedele ne alla struttura della frase ne alle parole. Inoltre non c’era una frase che avesse senso o che fosse priva di buchi, e non avevano senso nemmeno nel contesto. Basti pensare che non ho capito nemmeno di cosa parlasse la traduzione. Quindi ho consegnato una cosa orrenda. Eppure io la grammatica la sapevo, avevo studiato, ed avevo le conoscenze per passarlo questo esame. Non capivo come potesse essere andata così, cosa fosse successo. Sicuramente ci avevano dato una traduzione difficilissima, un po’ troppo esigente (cosa che poi mi è stata confermata). Dunque ero sicuro di non averlo passato. Se avessero fatto la media tra la prima e la seconda parte pure pure, ma avevo sentito dire che pretendevano la sufficienza in entrambe le prove, e nella traduzione non l’avevo sicuramente raggiunta. Inoltre era un esame in cui passavano sempre pochissime persone, erano molto selettivi, e con una traduzione del genere di certo non sarei potuto essere tra quelli. Le speranze erano quasi nulle.

Insieme all’esame, era svanita anche la possibilità di laurearmi. Non vi dico che presa a male. Mi sono sentito totalmente sconfitto, umiliato. Avevo sempre avuto culo in tantissimi esami, non potevo lamentarmi se per una volta mi aveva detto male nonostante fossi preparato, ma aveva scelto proprio la tempistica sbagliata. Certo, avrei dovuto comunque continuare a preparare la tesi nell’eventualità che l’esame l’avessi superato (i risultati sarebbero usciti la settimana successiva), e giuro che era mia intenzione farlo, ma non ce l’ho fatta. Mi ero demoralizzato, avevo perso la grinta, non ci credevo più. “Ma chi me lo fa fare - pensavo – di spaccarmi il culo a preparare l’orale e la tesi in dieci giorni visto che tanto l’esame non l’ho superato?”. Quindi ho lasciato passare tre, quattro giorni senza combinare nulla di concreto. Ed a quel punto era diventato inutile: se anche l’esame l’avessi passato, ormai l’aver perso quattro dei dieci preziosissimi giorni mi aveva precluso la possibilità di poter preparare in tempo qualsiasi cosa. Quindi ho fatto un bel respiro, mi sono messo in contatto con la relatrice, ed ho annullato la mia prenotazione di laurea. Adesso se ne sarebbe riparlato a Luglio. Ed io che, stufo, avrei voluto finire al più presto :-/ Rischiavo anche di perdere la relatrice in realtà, perché quando ero andato a chiedere la tesi mi aveva detto chiaro e tondo che se non avessi passato l’esame di giapponese mi sarei dovuto trovare un altro relatore. Quindi era capace che mi sarei dovuto mettere di nuovo alla ricerca di un altro professore libero e di un altro argomento, sempre che qualcuno sarebbe stato disponibile per Luglio. Invece la relatrice, senza nemmeno chiedermi come mai avessi annullato la laurea (e forse è stato un bene), si è vista disposta ad accettarmi automaticamente anche per Luglio. Meno male: un problema in meno, è stato un sollievo. Poi, il giorno dopo aver annullato la laurea, è arrivata la beffa: lo scritto lo avevo passato. Erano usciti i risultati, e non so per quale assurdo motivo ma ero tra i pochissimi che l’avevano passato o_o Quindi, se non mi fossi demoralizzato a quel modo subito dopo lo scritto, magari avrei potuto ancora laurearmi. Mi ero sabotato la laurea con le mie stesse mani, che cretino! Ma ormai, in ogni caso, era tardi. Comunque, in una prospettiva in cui avevo già accettato il fatto che la laurea mi sarebbe scalata a Luglio, la notizia dello scritto passato è stata positiva: avevo la possibilità di dare l’orale e di togliermi di mezzo quest’ultimo esame, così fino a Luglio avrei potuto occuparmi solo della tesi e prendermela comoda.

Per prepararmi l’orale ho avuto anche molto tempo: non ero più costretto a sbrigarmi per rientrare nelle tempistiche della laurea, quindi invece di segnarmi al primo appello, che c’era dieci giorni dopo, mi sono potuto iscrivere al secondo, che mi dava tre settimane di tempo. All’inizio devo ammettere di essermela presa comoda, mi sembrava un infinità di tempo quello che avevo a disposizione. Poi mi sono reso conto che le cose da fare erano più numerose del previsto, e tre settimane mi sono bastate a malapena per una preparazione che era minimamente sufficiente (non ce l’avrei mai fatta in dieci giorni preparando in contemporanea anche la tesi, quindi meglio che sia andata così). Il problema principale più che altro era che io il giapponese l’avevo sempre studiato leggendolo e scrivendolo, mai parlandolo ed ascoltandolo. Quindi per quanto mi sarei potuto esercitare (cosa che comunque non ho avuto il tempo di fare), mi mancavano proprio le basi del parlato e dell’ascolto. Gli orali di lingua mi avevano sempre terrorizzato infatti. Devo dire, però, che ho studiato con una costanza mai avuta prima. Mi ero prefissato degli obiettivi folli, che ero sicuro che mai sarei riuscito a mantenere, ed invece li ho mantenuti giorno per giorno, fino alla fine. Sono stato veramente molto bravo, mi sono stupito di me, e ne sono rimasto terribilmente soddisfatto. Tant’è che non ho avuto addosso nemmeno il solito schifo pre-esame: l’esame sarebbe potuto andare come gli pareva, ma io avevo fatto anche più del possibile, e quindi ero in pace con me stesso. Ero più che altro dubbioso se accettare qualsiasi voto o meno. Lo scritto sicuramente lo avevo passato al limite della sufficienza, e non potevo aspirare a voti alti. Visto che pure la preparazione per l’orale non era delle migliori, il 18 era una possibilità concreta. In quel caso cosa fare? Un 18 mi avrebbe abbassato la media di un punto, e questo voleva dire perdere tre o quattro punti sul voto di laurea. Era pure un esame importante, visto che era di lingua. Rifiutando, inoltre, avrei avuto tutto il tempo di riprepararmelo per la sessione straordinaria di Aprile o per quella ordinaria di Giugno (anche se non volevo arrivare di nuovo a ridosso della tesi con l’esame addosso). Solo che… d’altra parte ero arrivato al limite. Non ce la facevo più a studiare, volevo assolutamente finire, liberarmi dallo studio, essere un uomo libero. Il solo pensiero di dovermi trascinare un esame per altri mesi ancora mi faceva stare male, mi opprimeva, e non so nemmeno se avrei trovato le forze per continuare a studiare. Rischiavo, inoltre, che se non fossi riuscito a passarlo ne ad Aprile ne a Giugno avrei di nuovo messo a rischio la laurea, e non era una condizione che avrei tollerato un'altra volta. Quindi avevo deciso che avrei accettato qualsiasi voto, anche il minimo. Ci avrei perso in punti, ma ci avrei guadagnato in salute.
Non mi aspettavo che anche l’orale fosse strutturato in più parti. Praticamente ho dovuto affrontare tre orali con tre professoresse diverse. Tutte le volte pensavo di aver finito ed invece mi dicevano che sarei dovuto rientrare poco più tardi per le parti successive T_T Che poi sono entrato tra i primi, ho fatto i primi due orali a distanza di cinque minuti uno dall’altro, e poi per il terzo orale mi hanno fatto aspettare fuori tipo quasi un ora, ed il risultato del voto me lo hanno detto un'altra ora più tardi quando erano già andati via tutti gli altri. Quindi l’esame mi è durato tutta la mattinata ed è stato pure snervante. L’esame comunque non è andato malaccio. Alle parti dialogate non ci capivo un cazzo, come previsto, e facevo una fatica immensa a mettere in fila due parole che avessero un senso, sembravo demente >.< Quando invece ho dovuto dimostrare di sapere la grammatica, i kanji, le traduzioni, me la sono cavata meglio. Il primo orale è andato benino, vedevo la prof che dopo che le rispondevo si appuntava per il più delle volte simboli positivi. Al secondo ho fatto molti più errori, e la prof non mi permetteva nemmeno di vedere quello che appuntava. Il terzo invece è sembrato andare liscio come l’olio, anche se la professoressa era completamente inespressiva e quindi non mi dava segni di nessun tipo. Mi aspettavo, quindi, un voto non alto, ma nemmeno un 18. Una via di mezzo, tipo un 24. Ed invece quando ho visto il voto sul cedolino firmato sono rimasto di stucco: o ero andato meglio del previsto, o erano stati particolarmente generosi.
Risultato scritto: Idoneo (76/100 la parte di grammatica, la traduzione non lo so ed è meglio non saperlo)
Risultato orale: 28



Non ho molto da commentare in realtà. Mi sarei dovuto laureare e non mi sono laureato, ma non posso nemmeno lamentarmi. Sono riuscito a non far scendere la media, che anzi si è definitivamente stabilizzata sul 28 e dovrebbe farmi partire con già un buon voto alla laurea. Ma, soprattutto, ho finito gli esami! Ho finito gli esami, cazzo! Non riesco ancora a realizzare in realtà. Dopo un paio di anni cominci a sviluppare una strana sensazione dell’università come se non dovesse finire mai, come se ormai fosse diventata parte fissa della tua vita per sempre. Dunque non riesco ancora a rendermi conto di cosa significhi aver finito, non riesco a focalizzare una condizione in cui non sarò più costretto a studiare. Mi manca la tesi da preparare, è vero, ma avendo tempo fino a Luglio posso permettermi di considerarmi finalmente libero dallo studio. E ne sono contento. Per quanto riguarda la laurea saltata invece… alla fine è stata una fortuna che sia andata così. Mi sono reso conto che non avrei mai potuto preparare l’orale (più la tesi) in dieci giorni, e se avessi puntato al primo appello mi sarei ritrovato bocciato, con la laurea ugualmente rimandata a Luglio ma l’esame ancora da dare. Quindi l’apparente bocciatura allo scritto e l’essermi demoralizzato sono stati, alla fin fine, la mia salvezza. Ed io che per una volta avevo pensato di essere stato sfortunato!

W
ME!

mercoledì 13 febbraio 2013

Sporco


Se mai un giorno riuscirò ad essere finalmente un uomo libero dallo studio (e ciò potrebbe accadere tra una settimana), credo che non riuscirei comunque più a godere del mio tempo. Sono troppi troppi troppi anni che sono costretto a limitarmi, me e la mia possibilità di trascorrere il mio tempo. Talmente tanti che, anche liberandomi da questo fardello e da queste catene, sicuramente continuerei a limitarmi in questo modo. Per abitudine. Perché ormai non riesco più nemmeno ad immaginarla una maniera alternativa di rapportarmi al tempo. Una realtà in cui io possa disporre di talmente tanto tempo da poterlo spendere senza limiti, senza che ci sia quel costante senso di colpa per ogni minuto trascorso in libertà a fronte di cose non fatte e non portate a termine, non riesco nemmeno a concepirla.
L’università, la scuola, è uno schifo. Ti consumano talmente tanto che, anche una volta finite, ne esci sporco, macchiato, contaminato. Non riesci più a sentirti libero nemmeno essendolo. Perché ti hanno tenuto al buio per così tanto tempo (forse dai primi anni di vita) che ormai è solo nel buio che puoi continuare a vivere.


Ecco, una volta tanto sono riuscito ad esprimere un concetto in modo conciso, senza svilupparlo più di tanto.

venerdì 25 gennaio 2013

martedì 22 gennaio 2013

21 Gennaio


Quattro mani, un bicchiere di Jack Daniel’s, ed una data da riparare.

lunedì 21 gennaio 2013

*palmface*


Mi sono ricordato di prenotarmi all’ultimo esame rimasto cinque secondi prima della scadenza della prenotazione, catapultandomi sul primo i-phone con internet capitatomi a tiro in un locale. Non mi sono giocato la laurea solo per cinque secondi. Non mi sono regolato.