venerdì 6 aprile 2012

Passeggiate notturne

Mi sono preso una libertà che raramente mi permetto. Mentre tornavo a casa ho deviato e sono andato a passeggiare sula spiaggia. Da solo. Immerso nel buio. Ho camminato veramente molto molto lentamente, ho voluto metterci più tempo possibile. Ero senza musica, completamente sottomesso al volere dell’ambiente che mi circondava. Le onde si infrangevano con violenza contro gli scogli, la luce del faro illuminava il cielo ad intervalli regolari, le fioche luci che arrivavano dalla strada rendevano visibile l’umidità sottoforma di aria polverosa che sfocava la vista degli edifici lontani. L’odore della salsedine era fortissimo, e si sentiva solo il rumore del mare. E ancora, la sabbia morbida e bagnata sotto ai propri piedi, le palme che costeggiavano la strada, la luce tenue dei lampioni lontani, le orme, i ricordi di estati passate lì sotto di notte a parlare con Aldo. Tutto contribuiva a creare un atmosfera molto intima e romantica.
Nonostante tutto questo, non sono riuscito a godermi il momento, l’atmosfera. “Possibile che io sia diventato insensibile a queste cose?” mi chiedevo. O forse ero distratto ed avevo la testa altrove. Ed io so dove. Già pensavo al post da scrivere. La mia testa era già lì a formulare frasi, a scegliere la sequenza migliore delle immagini descrittive, a selezionare gli aggettivi più belli, a studiare lo stile più efficace. Possibile che io non riesca più a godermi niente, a vivermi qualcosa sul momento perché sto già avanti con la testa, perché devo pensare a come scriverla? È diventata un ossessione, una cosa inscindibile dal mio pensiero. Ormai qualsiasi cosa io veda o senta la scompongo e la ricodifico a parole, automaticamente. “La mia mente è corrotta” pensavo camminando su quella spiaggia. E paradossalmente ero lì a prendere appunti su quest’ultima riflessione.

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