giovedì 12 settembre 2013

Live, 1° round

Sun Tzu – L’arte della Guerra.

Un manuale di strategia bellica risalente alla Cina arcaica i cui contenuti sono considerati attuali ancora in epoca moderna. Si dice, infatti, che i consigli contenuti al suo interno siano universali e che siano validi per qualsiasi guerra, anche per le attuali strategie di consumo e di mercato della nostra società, ad esempio. Beh, a me non è piaciuto proprio per niente. Lo avevo comprato perché mi sono sempre divertito a fare lo stratega, e dunque speravo che mi ci sarei ritrovato. Invece il libro non è altro che una serie di concetti astratti elencati uno dietro l’altro. Non è nemmeno discorsivo, non segue un filo, un discorso, sono quasi tutte frasi a se stanti, isolate tra loro. E questi stessi consigli molto spesso non sono nemmeno concreti, chiari, espliciti, ma velati con delle metafore che vanno a libera interpretazione da una persona e l’altra. A mio avviso, questo libro non dice proprio nulla.

F. Scott Fitzgerald – Il Grande Gatsby.

Si dice che i libri siano sempre più belli dei film. Era quello che mi aspettavo anche in questo caso: dopo essere rimasto completamente affascinato dal film, avevo sperato di trovare nel romanzo qualcosa di ancora più profondo. Un titolo, dunque, sul quale avevo molte aspettative, e che invece mi ha incredibilmente deluso. L’ho trovato innanzitutto incredibilmente noioso. I personaggi poco caratterizzati, la storia che per tutta la durata del libro ti da l’impressione che debba ancora ingranare, le lunghissime ed inutilissime parti descrittive, l’incapacità dell’autore di mettere in risalto le frasi o i fatti veramente importanti. Devo dire la verità, l’ho letto molto distrattamente, perché mi annoiava, ma ho fatto fatica a seguire la storia nonostante la conoscessi già bene per il film per quanto è stata trattata in modo oscuro, poco chiaro. Rispetto al film, pieno di vita, di colori, attento ai minimi particolari, nitido sulla trama e sulle emozioni, con i personaggi carismatici, il libro sembra grigio, apatico, trascurato. Se proprio dovete, vi consiglio di leggerlo prima di vedere il film, o potrebbe irrimediabilmente cambiarne il giudizio. Poi boh, magari è semplicemente che io non sono fatto per la lettura e che quindi uno scritto non riesco a valorizzarlo quanto si dovrebbe.

Franz Kafka – La Metamorfosi.

Ero convinto che fosse una favola scritta durante l’età dell’oro dell’antica Grecia o dell’antica Roma, perché a scuola ricordavo di aver letto questo titolo in relazione a quel periodo e la cosa mi era rimasta impressa senza motivo. Ci sono rimasto incredibilmente male quando ho visto che era un testo abbastanza contemporaneo. Kafka l’ho odiato un po’, mentre leggevo questo libro da me più volte reputato completamente “inutile”. Innanzitutto è cortissimo: ero convinto che il romanzo stesse ancora per iniziare, per ingranare, che quella fosse solo la parte introduttiva, quando invece la pagina dopo ho scoperto che era finito (l’altra metà libro erano altri racconti di Kafka). Ma ciò che più mi ha infastidito è che nell’intero racconto non succede assolutamente nulla: la storia è statica, immobile, non si muove e non si evolve, si potrebbe quasi dire che più che un racconto sia la descrizione di una condizione. L’unico punto a suo favore è che nonostante tutto è riuscito a non annoiarmi. L’atmosfera è molto cupa, asfissiante, claustrofobica, ma immagino che questo fosse nelle sue intenzioni.

Sigmund Freud – Il Sogno.


Questo si che è stato interessante. Lo avevo preso con scetticismo, più per curiosità che non per altro, perché non credevo molto all’interpretazione dei sogni: la consideravo una scienza arrangiata, che poggiava le sue basi solo su supposizioni visionarie, niente di concreto che potesse essere misurabile con strumenti scientifici o che potesse essere concretamente provato. Invece Freud mi ha dovuto far ricredere. Sono rimasto molto stupito da quanto, attraverso la sola osservazione, sia possibile dimostrare un fenomeno o creare un sistema perfettamente valido. Sistema che, così incredibilmente coerente e logico, Freud non ha avuto problemi a farmi accettare. Già dai primi capitoli non avevo più dubbi a proposito della validità dell’interpretazione dei sogni. Che poi ciò che ho apprezzato di più di Freud è stata proprio la sua chiarezza e la sua limpidezza nello spiegare, cioè il suo stile di scrittura. Più che uno scritto di carattere scientifico, sembrava che Freud fosse lì a prendere un caffè ad un bar seduto di fronte a te, a spiegare ad un amico alcune idee nuove che gli erano venute in mente, e senza pretendere nessuna conoscenza di psicologia alle spalle, partendo proprio da zero. È un testo per chiunque. E la sua lettura è di una tale facilità che difficilmente sarebbe possibile non capirlo. Poi lui è talmente bravo a sintetizzare ed a spiegare, che la lettura diventa anche piacevole. Se a questo stile così pulito si aggiunge anche l’interessantissimo contenuto del libro… beh, ecco a voi il nostro best-seller! La casa editrice ha riportato solo alcuni dei saggi di Freud che normalmente compongono le edizioni integrali de Il Sogno, e secondo me nemmeno ha scelto i più interessanti, ma è stata una lettura estremamente istruttiva oltre che piacevole. Una cosa mi ha colpito più di tutte le altre. Con quanta facilità l’indole umana è tentata dal desiderare la morte altrui, per motivi anche molto semplici in realtà (ad esempio desiderare la morte di un fratello per la gelosia delle attenzioni dei genitori). Fortunatamente sono desideri inconsci, sopiti ed inattivi dentro di noi, grazie ad un organo psicologico che effettua una censura sulle idee, una specie di buon senso (che durante il sonno però è inattivo, e quindi attraverso le analisi dei sogni è possibile risalire a queste pulsioni), ma esistono. Fa impressione pensarci. E fa ancora più impressione se si pensa che a tanta gente pazza fuori di testa questo organo di censura potrebbe non funzionare.


P.S. Si lo so mi sono spiegato male, ma non mi va di sistemare *pigrizia time*

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